Prendere una storia…raccontarla nei dettagli, nelle emozioni, nelle azioni…ciò che succede, ciò che si prova e poi…poi riscriverla secondo un altro punto di vista e cambia tutto; il lettore si trova di fronte a qualcosa di nuovo, di inedito, tutto da leggere; le stesse scene oppure no; quello che viene prima, pur sapendo cosa accade dopo; la curiosità cresce perchè a volte interessa di più come le cose sono cominciate piuttosto che a quale punto si è arrivati; la mente umana e la penna, che ne diventa strumento, giocano un ruolo fondamentale in questo: un percorso all’indietro, lì dove tutto è iniziato, dal primo incontro…Uhlman ci ha fatto un romanzo, o meglio ha riscritto L’amico ritrovato partendo proprio da quando i due protagonisti, i ragazzini si sono trovati…Un’anima non vile ne è il risultato.
Mio caro Hans,ti scrivo questa lettera dalla prigione di Spandau il 10 settembre, tre giorni prima di essere assassinato come i miei amici: Schulenburg, Stauffenberg, Moltke, che, come me , hanno preso parte al complotto per uccidere Hitler. Non so se riceverai mai questa lettera. Mi aiuterebbe in un certo senso a morire; perchè affronterei la morte con la coscienza più leggera, sapendo che essa può aiutarti a perdonarmi e a capire perchè ho trattato te, l’unico vero amico che abbia mai avuto e amato, in modo così sleale e vigliacco.
Ne Un’anima non vile Konradin scrive una lettera all’amico Hans tre giorni prima di morire per ritrovare l’amicizia che i due ormai da tanti anni hanno perduto; si scusa, tenta di giustificarsi con l’intenzione di salvare il loro legame, quel sentimento di amicizia profonda che lega i due compagni.
Hans è un ragazzino ebreo che, tra le due guerre mondiali, si trova catapultato nel mondo dell’agiata borghesia tedesca; Konradin è invece un vigoroso ragazzino, membro di una rinomata famiglia tedesca, dall’animo sprezzante di chi, seppur nella sua giovane vita, ha conosciuto il valore del denaro e non del sentimento; l’incontro tra i due aiuterà sia l’uno che l’altro a cambiare, animati dall’ammirazione reciproca e dal piacere di stare insieme; Il mostro del razzismo però incrina il rapporto tra i due, l’ebreo e il tedesco; il primo costretto a scappare in America per salvarsi, il secondo trasformatosi in un seguace di Hitler in seguito prenderà parte proprio ad un complotto per uccidere il dittatore; il complotto viene però sventato; Konradin arrestato e condannato a morte; nei trei giorni di reclusione scrive la lettera all’amico Hans.
La lettera dunque, cuore del romanzo di Fred Uhlman, è un viaggio nella vita di Konradin, nella sua infanzia, nell’incontro con Hans, nel difficile rapporto con i genitori che non condividevano il fatto che il figlio potesse avere come amico un ebreo, nella sua scelta sbagliata di diventare una macchina da guerra, nel suo ricredersi….
Quello che volevo dire è che fino ad ora non ero mai, mai stato a conoscenza dei campi di sterminio; lo giuro e so che tu mi crederai… Posso essere stato debole e confuso ma disonesto mai. Perdonami mio caro amico, se puoi. Mi hai dato i mesi migliori della mia vita: il mio amore per la poesia, per l’apprendimento lo devo a te; devo smettere adesso, la morte mi sta chiamando. Prega per me, per la mia anima. Anche se non credi in Dio! Prega per me! Prega per me! Sempre tuo per l’eternità ….
Konradin dunque, poco prima di morire pensa al suo amico e in questa lettera confessione, ritorna bambino e allo stesso tempo diventa uomo.. l’affetto e il valore dell’amicizia sono più forti di qualsiasi guerra …