Il dolore bussa sordo. Il passato graffia senza posa. La paura forse, o la rabbia, divorano.
“Lunedi-martedì-mercoledì-giovedì-venerdì-sabato-domenica.”
Constantin ha una casa, un’esistenza ed un’anima, tutte logore eppure, con uno sforzo spasmodico, ha trasformato la sua vita in un’ordinata sequenza di cose da fare, persone, luoghi. È un ossessivo, ha pianificato ogni momento della sua giornata, della sua settimana, della sua vita. Ha pianificato perfino l’attesa ed il riposo, tutto per accrescere il godimento degli appuntamenti che verranno, sebbene non di appagamento si tratti, piuttosto di necessità. Alice è il suo lunedì: la lega ed innalza il suo corpo, la tocca solo lo stretto necessario e poi la disegna, nessuna pulsione sessuale, nessun coinvolgimento emotivo. L’ha conosciuta durante una riunione per persone che hanno comportamenti compulsivi, l’ha scelta lì. D’un tratto qualcuno gli ha sottratto qualcosa che per lui ha un’importanza vitale: la sua routine. Solo scendendo fino agli inferi, dove la feccia dell’umanità si agita decomponendosi un poco alla volta, esalando un puzzo di carogna, avendo cominciato a morire ancora in vita, potrà sperare di riportarla nella sua esistenza. Non è una brava persona Constantin, uccide senza provare nessun senso di umana pietà, nemmeno felicità però, lo fa se necessario senza chiederselo una sola volta in più del dovuto. Alice non gli manca, non le vuole bene, non le è affezionato, gli serve come l’aria per respirare, e non ha importanza cosa dovrà fare per recuperarla.
Cupo e angosciante “Constantin” di Macs Well (alias Massimo Di Gruso), ci precipita in un mondo fatto di paure, di meschinità e brutture. Il protagonista non è il buono, non ha nulla dell’eroe se non la tensione della ricerca, il desiderio di salvare la donna in pericolo, verso la quale però non prova la minima affezione. Non si fa scrupoli Constantin, usa le persone, uccide una prostituta spezzandole il collo, eppure, senza volerlo, ci si trova a fare il tifo per lui, a sperare che se la cavi, che esca vincitore dalla sua caccia, non preda esposta alle fauci di un lupo più grande di lui.
Pochi personaggi animano le pagine nere, e poco delineati, non danno di sé più di quanto necessario. Alcune parti della storia, svelate appena, lasciano un senso d’insoddisfazione, ne vorremmo sapere di più, questo pare essere però impossibile: è solo uno spaccato della vita di questo individuo che ci viene offerto, non la sua intima e violenta sofferenza, non tutto ciò che lo ha reso quasi una macchina. Dunque bisogna accontentarsi, sedersi sulle pagine che veleggiano come fossero una zattera guidata da Caronte ed affrontare questo viaggio, avere perfino paura ed a tratti ribrezzo, eppure mantenere accesa la fiamma, la brama di conoscere il finale, di sapere se Alice si salverà. A differenza del protagonista noi vogliamo la salvezza di lei, di lui, non ci importa della successione dei giorni, lei non è il nostro lunedì.
La storia è in salita, più Constantin ci racconta di sé, pur non volendolo, più la lettura si fa incalzante e, sebbene sia un romanzo di genere, si ha l’impressione di avere a che fare con un romanzo di formazione, solo l’impressione ovviamente. Non c’è redenzione, non c’è crescita; solo una psicologa, unica persona al mondo che Constantin ama, sembra restituire al protagonista solitario caratteristiche umane. Lui ha gambe, braccia, occhi ma non sembra avere un’ anima.
Constantin ha perso il suo lunedì, si spingerà fino alle porte dietro le quali risiedono i demoni, quelli fatti di carne ed ossa e quelli che vivono dentro di lui, tutto per riavere indietro quella vita che ha così faticosamente costruito. A ben pensarci siamo tutti alla ricerca di costruzioni esterne che rappresentino una barriera all’infuriare del male che si agita tra noi, c’è solo da chiedersi cosa sia per noi un lunedì.
Quali pulsioni inconfessabili albergano nel nostro animo? Per cosa saremmo disposti finanche a morire pur di sentirci al sicuro?