A darne notizia è stato il Cdiac, Centro di informazione e analisi del diossido di carbonio del dipartimento dell’Energia statunitense. Secondo i dati del rapporto ‘Record High 2010 Global Carbon Dioxide Emissions from Fossil-Fuel Combustion and Cement Manufacture’ infatti, nel 2010 sono stati immessi nell’atmosfera 33,5 miliardi di tonnellate di CO2, con un aumento del 5,9% rispetto al 2009 e del 4,5% rispetto al record del 2008.
Così si legge nel comunicato del Cdiac. “Il 2010 è stato di gran lunga l’anno record delle emissioni di CO2 da combustibili fossili, combustione e produzione di cemento. Globalmente 9.139 teragrammi di carbonio ossidato sono stati emessi da queste fonti. Un teragram è un milione di tonnellate metriche. Convertito in anidride carbonica, in modo da includere la massa delle molecole di ossigeno, questo ammonta a oltre 33,5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Questo aumento è da solo di circa 412 Tg-C, pari al 5,9%, sopra la stima globale del 2009. L’anno record precedente era il 2008, con 8.749 Tg-C emessi, per il 2010 la stima è di circa il 104,5% di quello, o di 391 Tg-C in più. Gran parte della crescita globale 2009-2010 del 5,9% è dovuta ad un aumento delle emissioni del più grande emettitore da combustibili fossili del mondo: la Repubblica popolare cinese, dove le emissioni sono aumentate del 10% a 2,247 Tg-C. Le emissioni provenienti dagli Stati Uniti sono state di 1.498 Tg-C, in crescita di quasi 60 Tg-C, o del 4%, rispetto alle stime per il 2009 di 1.438 Tg-C. L’anno record per gli Stati Uniti era stato il 2007, con emissioni stimate a 1.589 Tg-C. Il complessivo per il 2010 è di circa il 94% di tale valore, che riflette le condizioni economiche”.
Tale comunicato, supportato anche dal corposo rapporto ‘2010. Update on CO2 emissions’, sottoposto a peer review e pubblicato su ‘Nature Geoscience’, mette in dubbio sia i dati di forte riduzione delle emissioni per unità di Pil propagandati dai cinesi sia la forte riduzione delle emissioni di CO2 prevista a causa della crisi economica nei Paesi industrializzati. Per peer review, si intende la procedura di selezione degli articoli effettuata tramite una valutazione di specialisti del settore in questione, onde verificarne l’idoneità alla pubblicazione scientifica su riviste specializzate. Il Cdiac dunque, oltre a confermare che Cina ed Usa sono i più grandi inquinatori del pianeta e che il carbone è il combustibile più inquinante, sottolinea come la concentrazione di CO2 in atmosfera nel 2010 era di circa 390 parti per milione (ppm), pari ad una crescita di 2,2 ppm annua.
Tali cifre rappresentano i dati peggiori finora forniti dai rapporti dell’Ipcc, Intergovernmental panel on climate change. Formato nel 1988, l’Ipcc è il foro scientifico composto da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale, WMO, ed il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, UNEP, che si prefigge lo scopo di studiare il riscaldamento globale. I ‘rapporti di valutazione’ diffusi periodicamente dall’Ipcc, sono alla base di accordi mondiali quali la ‘Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici’ e il ‘Protocollo di Kyoto’ che la attua. C’è da aggiungere infine, che alla conferenza sul clima svoltasi proprio nel 2010 a Cancun, si era raggiunto un accordo non vincolante per limitare a 2 gradi il riscaldamento globale. Per raggiungere questo obiettivo ci si era prefissati di diminuire le emissioni di CO2 per non superare i 450 ppm, ma solo l’Unione europea ha approvato direttive stringenti su tale argomento.