Ah, non avevo chiuso la porta,
le candele non avevo acceso,
non sai come, stanca,
non mi risolvevo a coricarmi.
Guardare come si spengono le macchie
d’abeti nel buio del crepuscolo,
inebriandomi al suono d’una voce
che somiglia alla tua.
E sapere che tutto è perduto,
che la vita è un maledetto inferno!
Oh, io ero sicura
che saresti tornato.
Anna Achmatova. Poesia Russa.
Per chi ci segue con fervore ricorderà che abbiamo già trattato di lei.
Noi donne ci sacrifichiamo, doniamo il cuore, l’anima, il cervello, e anche i polmoni. Si si ,esatto, altrimenti come vi spiegate che d’improvviso ci manca l’aria? In una notte bianca, lei lo aspettava. Lei era sicura che sarebbe tornato, non aveva chiuso la porta. Sebbene fosse stanca, tardava ad addormentarsi, chiedeva la grazia a Morfeo ancora per un po’. Ancora un minuto. Sicura che sarebbe arrivato.
Le voci poi, fanno brutti scherzi. Cammini per la folla e ti sembra di conoscerla, sicura finalmente d’averlo incontrato, girarti e rincorrere quel suono con gli occhi. Ma non è lui. Non era lui.
Ci sembra un inferno all’inizio. Così pareva a lei, la poetessa che celebrava la vita, la femminista fervente che tuttavia si lasciava sprofondare nello sconforto più nero quando lui non tornava.
E sapere che tutto è perduto,
che la vita è un maledetto inferno!
Ma per fortuna, la vita non è questo. Possono passare gli anni ei venti più diversi, può rimanere l’orma di un dolore che si crede vivo, ma il cuore guarisce. Il sorriso rinasce. Le candele verranno accese di nuovo e il letto scaldato da altri profumi. E il sonno? Quello arriverà ancora una volta nelle sue vesti più dolci, una coperta improvvisa di calore nelle notti fredde, avrà la forma di due braccia e un profumo che, anche se non vi pare più possibile, vi ricorda l’amore.