Spesso, per divertirsi, i marinai
Prendono degli albatri, grandi uccelli di mare
che seguono, compagni indolenti di viaggio,
le navi in volo sugli abissi amari.
L’hanno appena posato sulla tolda
e già il re dell’azzurro, goffo e vergognoso,
pietosamente accanto a sé strascina
come fossero remi le ali grandi e bianche.
Com’è fiacco e sinistro il viaggaitore alato!
E comico e brutto, lui prima così bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco,
chi zoppicando, fa il verso allo storpio che volava!
Il poeta è come lui, principe dei nembi
Che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
fra le grida di scherno esule in terra,
con le sue ali da gigante non riesce a camminare
Ritorniamo ancora una volta sul tema dei poeti incompresi. L’albatros di Baudelaire tratta esattamente di questo: della frustrazione dei poeti che sanno volare così in alto su nel cielo tra le stelle e i pianeti ma che sulla terra ferma appaiono incapaci di camminare come tutte le persone ,derisi e additati dalla gente comune che tuttavia non conosce il brivido del volo. Il tema della poesia è dunque il contrasto tra il poeta e la società borghese, forse troppo ristretta per far si che egli si muova con la grazia per la quale è nato, ed è così che appare goffo e fuori luogo. Esattamente come un uccello, come un albatros, che se catturato su una nave e tenuto legato , da uno degli uccelli più maestosi ed eleganti in cielo appare sulla terra come una buffa e comica imitazione dell’armonia che esibiva in volo.
La poesia in questione è la seconda della raccolta “ i fiori del male “ , la più famosa dello scrittore, poeta, critico e traduttore francese dell’Ottocento. La raccolta contiene la vita secondo Baudelaire, la sua visione del male, che come il bene, ha i suoi fiori e la sua bellezza, la sua attrattiva.
La visione antiborghese della poesia si ricollega all’intera poetica del poeta, e anche alla figura che negli anni si è costruita intorno a lui; quella del poeta maledetto, del bohemien, in bilico costante tra assenzio e poesie.