“Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva” , gridava ai suoi alunni il Professor Keating, interpretato magistralmente da Robin Williams, ne “L’attimo fuggente”. Li incitava a seguire le proprie passioni, a conoscere se stessi, a imparare a guardare oltre quella siepe modellata a forza da famiglia, società e regole.
Chi non ha amato quegli studenti e recitato con loro i versi di Shakespeare? Chi non ha sognato almeno una volta di avventurarsi in un viaggio alla scoperta di se stessi come insegnava Thoreau? Quella era passione. Era coraggio.
Sono passati anni dall’uscita di quel film e, nonostante la mia giovane età, mi è capitato ancora di “appassionarmi”. Già, appassionarmi, quanto mi piace questo verbo. E sapete cosa? Nella vita non ci si appassiona più. Ad un ideale, ad un paese, ad un lavoro, ad una persona. Tutto è statico, e noi continuiamo ad essere spettatori freddi e impauriti. Vorrei urlare a chiunque mi passi accanto di prender coraggio e salire, come il Professor Keating, su quella cattedra e ripetere e ripetersi: Carpe, carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita.
Ma la realtà mi riporta a camminar diritto per la mia strada e lasciar in pace il passante di turno. Un po’ come fanno i protagonisti del romanzo di Alexander Maksik (americano di origini russe), Marie e Gilad, due giovani benestanti che frequentano l’International School Of France (una scuola per rampolli di famiglie in vista). Lo sfondo è Parigi, ma una Parigi diversa da come siamo abituati a immaginarla grazie ai libri; questa è una semplice cornice il cui quadro è la scuola stessa con le sue storie e i suoi protagonisti. E proprio ai protagonisti si aggiunge la figura del professor Silver, un uomo che ama il proprio mestiere e che trasmette ai propri studenti tutto ciò che per lui è cultura, passione e crescita, insomma uno per cui l’insegnamento è missione:
«Se sei molle all’inizio affogherai. Così li incanti mostrandoti duro, fissando dritto negli occhi quelli che chiacchierano, stroncando chi ti sfida. Gli dai responsabilità e libertà. Gli mostri che ti importa, che ami quello che fai. Gli dimostri che ami i libri, le idee, il sapere, la filosofia, qualcosa. Ti chiedi se il piacere che provi tornando a scuola sta esclusivamente in quell’esibizione, nel sentirti adorato. Ti chiedi se l’insegnamento, il tuo tipo di insegnamento, è solo un modo di diventare una celebrità. Sai di cosa sei capace. Conosci il tuo pubblico. Non puoi farne a meno.»
Ma si sa, non è tutto oro quel che luccica e l’uomo darà prova al lettore che esistono diversi sguardi su un solo volto e diversi mondi in una sola persona. Ecco che vien fuori il binomio dell’essere e del divenire, della paura e del coraggio.
Così mentre Gilad mette alla prova se stesso cercando di superare i fantasmi di una famiglia assente e la perenne ricerca di un posto da chiamare “casa”, Marie affronta i rapporti interpersonali appoggiandosi ad un’amica sbagliata e creando con questa un rapporto di amore/invidia. Entrambi si affideranno totalmente alla figura del professore – maestro, e alla lunga Silver cederà alla bellezza del corpo della giovane Marie, iniziando con quest’ultima una relazione pericolosa.
Maksik crea dunque il giusto mix di elementi per rendere questo libro un capolavoro: amore, ipocrisia, sfida, coraggio e sesso. La scrittura è raffinata e lineare. I personaggi ben definiti quanto eterei e incontrollabili (nonostante la tripla narrazione dia largo spazio al lettore). E infine il plot si evolve al meglio lasciando col fiato sospeso fino all’ultima pagina.
Un libro che appassiona. Già, la passione. Essa ritorna e la fa da padrone in questo romanzo, in cui ci sembra quasi di scorgere una provocazione: spingersi fino al limite o dar spazio al raziocinio?
Io la mia risposta ce l’ho.
«Lasciatemi dire questo in conclusione. Gettatevi a capofitto. Tutto può cambiare, ma solo se vi lasciate andare.»
Dopotutto tutti noi meritiamo tutto e niente.