Limite
Ci sono angosce rapide-vaste come bitume di nubi sopra le valli.
Avanza avanza…avanza! ed ogni cosa è nera – Ogni cosa è chiara, ogni cosa è nera; ogni cosa è giorno ogni cosa è notte. E’ notte, è giorno. E’ chiara… è nera… è nera nera e buia!
Così è che chiaronero, chiaronero per gli affannosi crepuscoli preme il respiro l’ottuso cielo dell’impotenza e tutti gli sbocchi son sbarri biechi, tutti!
E’ come un martello, l’assillo, il pungolo, come un martello sordo l’insopportabile pungolo della maledizione.
Ci sono, ci sono angosce rapide-vaste bitumi d’anime martelli pazzi che oltre, via, oltre mi cacciano l’ansimo dei valichi e gli spalanchi dell’ombra.
Allora per l’ombra crepuscolare (avanza, avanza!) … allora chiare nere nell’ombra (inghiotte, inghiotte!) .. oltre gli sbarri dell’impossibile sono impossibili le più possibili possibilità.
Svalico i valichi della realtà: – son lingue d’alighe le vostre ancore, son soffi-brezze i vostri muri, è scatenata ogni prigione, è sprigionata la libertà.
Ora mareggia l‘irrealtà, ora è slegata la schiavitù, non c’è più legge, non c’è mio padre non ci sei tu, ora è disciolta ogni pietà: – rompono febbri di terribilità ed è stravinta la realtà.
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Ci sono angosce vaste-inghiottenti, non ci sono bitumi d’ombre di cumuli, che la pazzia trabocca le dighe (rompe trabocca, è nera la piena) che la pazzia ghigna e dilania, romba e gorgoglia ohimè.
Giovanni Boine
La voce di Giovanni Boine è un mosaico meraviglioso di influenze, le sue letture, o per meglio dire i suoi studi, erano in maniera impressionante vasti e carichi di metafisica, pregni di mentalizzazione dell’uomo e delle sue vicende e delle sue visioni, ed infine e maggiormente forse eccessivamente mistiche; Juan de la Cruz e Santa Teresa d’Avila i suoi punti di riferimento “extraterreni” e visionari, Boine facilmente infuse nelle sue lettere e nei suoi testi poetici, sempre ordinati, o quasi, manco fossero saggi o aforismi, religione e ribellione e misticismo e cruda e carnale rivoluzione. Tutto ciò che fosse antiborghese, antiordinario, antigiornaliero era oggetto e arma per il poeta sempre alla ricerca di convenzioni spaccate, critiche spericolate e sprezzanti. “Limite” esprime con immensa e celata eleganza, con innumerevoli e ombree figure retoriche tutta la difficoltà del respiro, del pensiero, del movimento, della velocità, della sveglia, della dolce sonnolenza, di una vita, insita in questa società che ha nel suo seno la caratteristica di saper creare scompensi sociali e follie mentali allo stesso tempo.
Ecco il “limite” di Boine, definito nelle sue quasi-poesie, la nostra quasi-esistenza.
Giovanni Boine 1887 – 1917.