In mezzo al mare l’acqua è azzurra come i petali dei più bei fiordalisi e trasparente come il cristallo più puro; ma è molto profonda, così profonda che un’anfora non potrebbe raggiungere il fondo; bisognerebbe mettere molti campanili, uno sull’altro, per arrivare dal fondo fino alla superficie. Laggiù abitano le genti del mare. Non si deve credere che ci sia solo sabbia bianca, no! Crescono alberi stranissimi, e piante con gli steli e i petali così sottili che si muovono al minimo movimento dell’acqua, come fossero esseri viventi. Tutti i pesci, grandi e piccoli, nuotano tra i rami, proprio come fanno gli uccelli nell’aria. Nel punto più profondo si trova il castello del re del mare.
E’ il 1836 quando lo scrittore danese Hans Christian Andersen pubblica la sua fiaba La sirenetta. Una giovanissima donna per metà umana e per metà pesce è al centro della storia, rimaneggiata poi svariate volte e diventata un film d’animazione nel 1989 grazie alla Walt Disney; a Copenaghen, dove lo scrittore si era trasferito giovanissimo, è stata fatta una statua della sirenetta.
Rispetto al libro, il film Disney presenta delle differenze fondamentali: una delle più evidenti è il lieto fine che alla storia di Anderson manca.
La sirenetta vive con le sorelle, il padre e la nonna in fondo al mare; a quindici anni le viene data la possibilità di nuotare fino in superficie; sarà qui che avrà modi di vedere una nave e di innamorarsi del principe che vi è a bordo; una tempesta improvvisa, la nave naufraga e il principe viene salvato dalla sirenetta che lo accudisce su una spiaggia per diverso tempo.
Decisa a voler stare con lui fa un patto con la strega: la sua voce e la sua lingua in cambio di bellissime gambe( sebbene ad ogni passo senta un dolore lancinate); tutto per far innamorare di lei il principe; se così non dovesse andare, se il principe si innamorasse di qualcun altro, lei morirà nel mare diventando schiuma.
Purtoppo è proprio così che va: il principe sposa un altra, restando però col cuore sempre legato a quella fanciulla sconosciuta che gli aveva salvato la vita; messa nelle condizioni di sopravvivere uccidendo però con un pugnale magico il principe e la sua fidanzata, Ariel (la sirenetta) decide di morire; si getta nel mare ma anzichè diventare schiuma marina, per la sua bontà, si trasforma in bollicine e sale verso il cielo.
C’è tanto dello scrittore Anderson in questa fiaba, tanto della sua solitudine ed emerginazione a causa delle sue inclinazioni omosessuali: la sirenetta non è umana, è diversa, destinata perciò a soffrire…l’amore, quel sentimento che la lega al principe al punto da farla decidere di traformarmi per paura di non piacergli, di adattarsi a lui perdendo però la sua splendida voce, è in realtà un amore non corrisposto; certamente se il principe avesse avuto modo di parlarle e di conoscerla si sarebbe innamorato di lei; ma chi può dirlo, se lei ha scelto di sacrificare tutto per un sentimento che aveva cominciato a sentire da poco.
La sirenetta è triste…triste nel sapere che le sue pinne non le permetteranno di vivere da umana, triste nello scoprire che i suoi sacrifici e la sua trasformazione non l’hanno portato all’Amore e triste nel guardare il mare, la sua casa e sapere che diverrà il suo letto di morte…
L’infanzia di Andersen, le difficoltà della sua vita sono tutte qui…in questo mare abitato…lui è Ariel per certi versi; sebbene in ambito affettivo avrà meno coraggio della sua “creatura”, cercando di reprimere la sua vera natura, come la protagonista del racconto si sente solo, soffre d’amore.
Non importa dunque che si stia nei fondali marini o sulla terra ferma, che si sia uomo o pesce, l’amore può colpire e far male in egual misura…