Fottutissimi lettori, state per assistere ad una non-intervista, un’anti-intervista, la prima intervista reale, però maleducata, nel pieno seno bastardo della letteratura contemporanea. Scintilleranno bestemmie di cultura e verità stringenti. Ecco, per Voi e non-per Voi, la prima intervista Fuori controllo.
Agli inizi di un pomeriggio fumoso milanese(ore 16:00), esistenzialmente senza piena esistenza, ma eretto su un’impalcatura dialogata, sulla sedia labbatiana, siedono: Alcìde Pierantozzi ed il suo “L’uomo e il suo amore” Rizzoli 2008 ( di mia prossima recensione su Letteratu). Inni non-angelici, approvati dal mio nuovo amico.
Domanda labbatiana : “ Quanto W. S. Burroughs hai nelle tue vene “senza controllo?”
Risposta Pierantozziana: “ Pasto nudo. Uno dei primi libri che ho letto. Casualità, forse marchingegnata da un fato senza occhiali, volle che lo lessi subito dopo: “L’isola di Arturo”. Un evidente contrasto tra : solarità e buio raggelante. Di William Burroughs ho mediato i germi, la contaminazione; sono rimasto colpito dalle scene di sesso che, nella realtà burroughsiana, sono “normali”. Amo il modus di scrivere burroughsiano : si assiste ad un gioco eterno di pura sintassi!
Domanda labbatiana: “ Wittgenstein partecipa al tuo stile?”
Risposta Pierantozziana: “ Quando scrivevo il romanzo mi sono occupato di filosofia del linguaggio; personalmente ho un rapporto strano con la filosofia del Novecento: ho tentato di capire, sviscerandola, dove avrebbe portato, convivendo con una conclusione rigida: non esistono verità assolute e dunque non esiste l’ordine. Data questa impossibilità, l’eternarsi, l’estremizzazione delle “cose” mi hanno indotto a lasciare fogli bianchi ( avrei preferito neri, bui) nel mio e “del” mi manoscritto: “L’uomo e il suo amore”. Quest’ultimo doveva essere nero. E’ NERO! E’ impossibilità d’ ordine esistenziale. Aggiungo, per l’appunto, che La logica Aristotelica viene fraintesa, è stata portata a conseguenze estreme, per cui il mio obiettivo è, chiaramente e consequenzialmente, l’universalità del linguaggio. Così, il linguaggio deve avere come obiettivo l’universalità medesima. Il mio stile, il mio scrivere ha parti continui da queste “idee”.
Domanda labbatiana: “ Giovane, ma libri senza “ confini di stile”. Hai la mia benedizione, benedizione labbatiana. Gli “altri lettori”, capiranno?
Risposta Pierantozziana: “ Non me ne fotte niente. Scrivo per me. Pubblico perchè mi pubblicano ciò che scrivo. Non me ne fotte un cazzo. Anzi andrò sempre più oltre! Uno dei miei traguardi anti-ordinarietà di linguaggio è raccontare l’Aldilà dando delle non-regole: non usare verbi, non usare lettere fino a non scrivere! Una lingua per il luogo “eternato”.
Domanda labbatiana: “Lynch? La sua filosofia nel tuo scrivere? Ravviso procedimenti onirici, e d’incubi, che definirei a volte lynchiani.
Risposta Pierantozziana: “ Io adoro Inland Empire. Mentre la grammatica di Lynch è un’ estremizzazione di Kubrick. Io, avendo a che fare con il linguaggio, scrivo foni! Bisogna,quindi, arrivare a scrivere qualcosa sino al punto dell’indeterminismo: una scrittura vuota.
Domanda labbatiana: “Io avverto nella letteratura italiana paura verso un anti-stile classico; che voto daresti ad essa. Cristo Dio?
Risposta Pierantozziana: “ Darei un voto basso perchè gli scrittori italiani fanno quello che viene loro chiesto dagli editori. Forse, la loro, è una mancanza di polso. Io con Rizzoli mi muovo liberamente. L’errore maggiore degli scrittori italiani è il cercare di dare insegnamento. Gli italiani non hanno la cultura del racconto: pensano che scrivendo “semplice” si abbia più facilità e quindi comune accettazione pubblica, quando sostanzialmente viene defecata… merda! Io personalmente mi diverto, mi diverto quando scrivo!
Domanda labbatiana : “ Una maniera Pierantozziana di mandare affanculo i lettori di Letteratu e di tutta Italia”
Risposta Pierantozziana: “ Cari lettori, cari critici, sappiate che qualsiasi cosa pensiate arriverà il giorno in cui morirete. E morirete nel peggiore dei modi, ed anche i vostri figli moriranno. E saranno lacrime e stridore di denti.
Un Amen condiviso (da parte di Orazio Labbate e Alcide Pierantozzi ), verso i cultori (agricoltori) della letteratura.
R.I.P.
-Milano- Porta Genova-Mondo Wittgensteiniano Ore 16:00-