“Perché uno dovrebbe andare a rubare e violare la legge per arraffare tutto quello che può quando c’è sempre una scappatoia grazie alla quale puoi agire legalmente e arraffare tutto in ogni caso?” William Gaddis
“Il più grande romanzo americano sul denaro di tutti i tempi nonché quello che meglio ha espresso il cuore della cultura americana.” Tommaso Pincio
Romanzo ciclopico questo JR di William Gaddis. Definito da molti Mr. Difficult, l’autore è uno di quelli a cui è difficile precludergli un posto da protagonista nella letteratura americana di ogni tempo. Scrittore dallo stile iperbolico, autore ostico e oscuro, autorevole ed intransigente personalità intellettuale, artefice di romanzi che hanno trattato i più tipici modelli della cultura occidentale: l’arte ne Le perizie (1955), il denaro in JR (1975), la religione in Gotico Americano (1985), la giustizia in A Frolic of His Own (1994). JR , in modo particolare, rappresenta la sua opera più osannata, un monumento letterario di difficile collocazione, una strabiliante prova contro ogni canonizzazione letteraria di genere.
JR resta, in ogni caso, un’opera problematica. Un libro in cui manca la voce narrante, e che è invece un trionfo di voci. Un romanzo di inespugnabile decifrazione, un’opera concepita come un guscio che racchiude una storia, ma che in realtà sembra tutt’altro: un dramma a più voci, un monologo teatrale, un saggio economico su Wall Street, la storia allucinante di un bambino imprenditore, di azionisti, compratori, venditori, ereditiere, famiglie sommerse dai propri debiti, insomma un baule di meraviglie in cui c’è forse troppo, e che alla fine ti lascia come un ebete di fronte a tanta turbolenza narrativa.
JR è la nostra finestra sul mondo, sulla famiglia Bast di Long Island alle prese con la spartizione dell’eredità di un certo Thomas, e su Stella che non riesce ad assicurarsi il controllo dell’azienda dei genitori; la finestra sull’impero economico dei Moncrieff di Manhattan, e sulla vita della sfortunata Emily che rischia di perdere suo figlio mentre il prozio tenta di estrometterla dal controllo dell’azienda paterna. Infine, l’ambizioso JR, il protagonista della storia, un bambino prodigio di appena undici anni con una madre che non ha mai tempo per lui.
Un giorno, in gita scolastica alla borsa di Wall Street per imparare come funziona il sistema monetario, JR fa tesoro di una lezione origliata in un gabinetto che istantaneamente suscita in lui un’idea che potrebbe cambiargli la vita. Compra a credito per rivendere in contanti, ed inizia a muoversi nel mondo invisibile della finanza. Comprando azioni rileva aziende dalla cabina telefonica a gettoni della scuola, fino a creare un impero finanziario che collude con le famiglie Bast e Moncrieff, con Emily e Stella a difende i loro patrimoni. Il tutto in modo molto semplice: prima minaccia di fare causa ad una Corporation per ricavarne un credito con il quale si mette in affari, poi successivamente acquista dalla marina militare un milione e mezzo di forchette da pic-nic e le rivende all’esercito. Col tempo quella famosa Corporation fallisce, tutti l’abbandonano sbarazzandosi delle quote, e JR ne assume totalmente il controllo diventando, in breve tempo, un magnate della finanza. Sullo sfondo lo spettacolo del libero mercato come impulso infantile. Tutto contraddistinto da un’ansia di arraffare, racimolare, tutto all’insegna dell’avidità, per il solo gusto, fine a sé stesso, di accumulare. Freud vedeva nell’attrazione del denaro lo stesso piacere che prova un bambino nella defecazione.
Momento cruciale della narrazione è la scuola frequentata dal ragazzino, un istituto di Long Island presieduto da un Banchiere, e dove operano dei televisori che sostituiscono gli insegnanti assenti. In realtà gli alunni non vengono educati ma “prodotti in serie”. La scuola è ideata come una fabbrica con lo scopo di produrre, su commissione del Banchiere, con l’ausilio di reiterate immagini televisive, individui disciplinati al consumo. Agli occhi dei bambini il mondo è qualcosa d’inerte, che acquista significato solo se viene inteso come un grosso serbatoio di risorse da prosciugare. L’insegnamento di valori più sani e giusti, come l’educazione all’Arte e all’espressione della propria soggettività, viene rimpiazzato da uno che inneggia alla razionalità del profitto, attraverso lo studio delle multinazionali, trust e speculazione petrolifera, e le leggi del libero mercato. Scienze che concorrono tutte all’edificazione di una nuova umanità. JR è, infatti, popolato da molti artisti falliti, uomini che perdono la loro spinta creativa e la cui opera rimane incompleta. Scrittori che non riescono a finire i loro libri, pittori e musicisti che prostituiscono il loro talento. La debolezza degli artisti è un evidente segno dei tempi, andato sempre di più rafforzandosi con gli anni, esemplare manifestazione di un lungo processo in cui ha visto il denaro trasformarsi da mero mezzo di scambio a ethos assoluto.
Molti temi ricorrenti in JR, come la perdita d’identità, l’idolatria paranoica ed allucinante delle merci, e la continua e folle rappresentazione mediatica del mondo, sono lo specchio di un’epoca. Gli anni ’70 furono il periodo della guerra del Vietnam, dello scandalo Watergate, ma soprattutto della crisi economica che colpì il paese nel ’71 dopo quasi un secolo, raggiungendo un deficit commerciale che sarebbe esploso solo nel decennio successivo. L’inflazione salì progressivamente, ed il tasso dell’occupazione procedeva a ritmi da record. Vi furono cambiamenti radicali, e da un’economia del dopo-guerra si passò a quella claustrofobica della globalizzazione.
JR rappresenta tutto questo. Anche un ragazzino apparentemente innocuo, innocente, goffo e pigro può adeguarsi alle ferree e meccaniche leggi del profitto.
Il Male non permette sconti, e non fa differenze. Figuriamoci quando ci sei dentro.