Io ero soltanto di un anno e di qualche mese minore di Volodja; eravamo cresciuti insieme, avevamo studiato e giocato sempre insieme. Fra noi non si era mai fatto differenza fra il maggiore e il minore: ma proprio verso l’epoca di cui parlo, cominciai a capire che Volodja non mi era compagno nè per età, nè per inclinazioni, nè per capacità.
Un rapporto tra fratelli: Lev Nikolaevic Tolstoj affronta il delicato legame tra due ragazzi; non sempre ansie e timori hanno origine dal rapporto con il mondo esterno, con l’uscita dall’universo familiare.
Tolstoj aveva programmato, ai suoi esordi come scrittore, di scrivere un romanzo centrato sul mondo psicologico del protagonista, Nikole’ka Irten’ev,dividendolo in quattro grandi blocchi.
Il nome di ogni sezione avrebbe determinato un periodo, un pezzo di vita di Nikole’ka: Infanzia, Adolescenza, Giovinezza, Età della piena giovinezza; lo scrittore portò avanti il suo progetto fino al 1856, fino alla terza parte.
E’ proprio nella in quest’ultima parte, Giovinezza, che lo scrittore pone l’attenzione sul rapporto del protagonista con il fratello Volodja; al di là delle baruffe e degli screzi di ragazzi c’è qualcosa di più profondo che provoca un violento turbamento nel più debole dei due litiganti, Nikole’ka.
Il giovane soffre il confronto con Volodja, ai suoi occhi superiore a lui in tutto, nei giochi, negli studi, nel sapersi comportare e anche nel litigare.
Sebbene sia molto più ampia e corposa la sezione dell’ Adolescenza, è interessante soffermarsi sui due fratelli e su un episodio in particolare; Volodja era in grado di appassionarsi a tante cose; un tempo il suo amore verso i gingilli di porcellana e di cristallo, il collezionarli e tenerlì lì sul tavolo della sua camera irritava profondamente Nikole’ka; non di certo perchè a lui non piacessero i gingilli, ma per uno strano meccanismo di rivolta che gli nasceva da dentro.
Era geloso delle passioni del fratello , ne era attirato allo stesso tempo; ma era troppo orgoglioso per andare sulle traccie di Volodja e troppo poco indipendente per prendere un’altra strada.
Era dunque bloccato…dalla sua stessa “invidia” che in realtà altro non era se non straripante adorazione verso il fratello; ma il giovane non era in grado di gestire la mole dei sentimenti provati che se da una parte l’infiammavano il corpo, dall’altra non gli permettevano di concentrarsi su di altro, su qualcosa dove il fratello non c’entrasse per nulla.
Una volta, avvicinatosi al tavolo di Volodja, Nikole’ka ruppe per caso una boccetta variopinta che il fratello collezionava; anzichè redimersi, chiedendo scusa, affronta il giovane mostrandosi disinterressato del danno provocatogli e anzi, pronto ad innescare la lite. ..fino a rovesciare il tavolo lasciando cadere tutti i gingilli sul pavimento.
Uscito dalla camera, in preda ad un celato senso di colpa, Nikole’ka, non riesce a chiedere scusa, sebbene lo vorrebbe con tutto se stesso: alla fine della giornata è proprio la parte lesa, Volodja, a porgere la mano al fratello, a smettere di essere in collera.
Nikole’ka, sopraffatto dalle emozioni non riesce a trattenere le lacrime; anche per questo ama/odia Volodja; teme di non diventare mai alla sua altezza.
Più di tutto mi tormentava il pensiero che Volodja, come mi sembrava talvolta, capisse queste cose ma si sforzasse di nasconderlo. Chi non ha osservato questi segreti rapporti senza parole, che si manifestavano in un sorriso impercettibile, in un gesto, in uno sguardo tra persone che vivono sempre insieme: fratelli, amici, marito e moglie, padrone e servitore, specialmente quando queste persone non sono in tutto franche l’una con l’altra?
Affrontato il suo malessere col senno di poi, a distanza di anni, in una narrazione sottile e dettagliata degli stati d’animo, Tolstoj regala, nella sezione Adolescenza, scritta tra il 1856 e il 58 un quadro di inquietudine interiore, dove il lettore non può che riconoscersi, conscio di aver vissuto almeno una volta nella vita quel disagio.