Ognuno di noi pensa di avere molte strade e di poter decidere da sè…ma forse sarebbe più esatto dire che sogna il momento di scegliere. Anche per me è stato così…ma ora lo so; lo so con tanta chiarezza da poterlo mettere in parole. La strada è sempre decisa, non però in senso fatalistico. Sono il nostro continuo respirare, gli sguardi, i giorni che si susseguono a deciderla naturalmente
Banana Yoshimoto diventa scrittrice con il libro Kitchen nel 1988; si presenta al pubblico che ne resta affascinato: dalla storia sofferente, dalla tematica della morte affrontata con agghiacciante lucidità, dalla voglia di ricominciare, che lei, la protagonista Mikage, mostra ai lettori nel corso delle pagine, dalla passione verso la cucina, unico posto dove anche da sola lei non si sente sola…
Mikage vive con la nonna, a cui è legatissima; dopo la sua morte la giovane tra disperazione e rassegnazione si avvicina di più al mondo della cucina per due ragioni: tutto ciò che riguarda quell’ambiente le ricorda la sua nonna, è un modo, stando tra pentole e fornelli, di far rivivere il loro legame, di tenerla stretta, di sentirne ancora la presenza; di fronte alla morte di qualcuno caro l’uomo reagisce o con la fuga, o con il ricordo: dimenticare e cercare di non pensarci oppure aggrapparsi a dei momenti e farli vivere una volta ed una ancora…
Mikage è nel suo habitat, Mikage in cucina non è sola e riesce ad affrontare il dolore che l’aveva portata ad abbandonarsi a se stessa…
Con tutta me stessa avrei voluto fermarmi: smettere di camminare, smettere di vivere. Il pensiero che ci sarebbe stato un domani e poi un dopodomani e poi una settimana, non mi era mai sembrato tanto insopportabile. Continuare a vivere nei giorni a venire con quella sensazione di sconforto totale mi ripugnava. Mi era ingrata anche la mia stessa figura che percorreva le strade come quelle di qualsiasi altro passante notturno senza rivelare lo scompiglio che avevo dentro.
Per qualche tempo la ragazza va a vivere da un amico di università,Yuichi ed è proprio con lui che riscopre l’idea di famiglia…una famiglia diversa da ciò che ci si aspetterebbe: Mikage viene a sapere infatti che la madre del ragazzo è in realtà il padre trasformatosi in donna dopo la morte della moglie.
Mikage ritrova il suo equilibrio, i sentimenti puri che la legano all’amico sono per lei dei punti fermi da dove ripartire; in seguito resterà di nuovo sola ma stavolta per sua scelta; abbandona l’università per concentrarsi sulla cucina che da passione è diventata il suo lavoro.
Una telefonata la fa nuovamente sprofondare nel dolore: il padre/madre di Yuichi è stata assassinata da un suo amante. Mikage è sconvolta. Tutte le persone a cui lei tiene in un modo o nell’altro si allontanano per sempre.
Comicia per lei un nuovo momento difficile; stavolta però sa già come ci si sente, sa già cosa ha passato e le manca la voglia di ricomiciare di nuovo, come se in una corsa dove già è caduta per poi riprendere il moto, ora le gambe si rifiutassero di gareggiare, conscie che poco dopo la partenza incapperanno di nuovo in una caduta.
Tra riavvicinamenti e partenze Mikage scopre di essere innamorata di Yuichi; il ragazzo rappresenta l’altro lato del dolore: segnato dalle sue perdite fugge, da tutto e da tutti, dai suoi sentimenti, dalla stessa Mikage.
La protagonista una sera, partita per partecipare ad una kermesse culinaria, decide di raggiungere il suo amico per una sola notte e di confessargli i sentimenti che ha capito di provare per lui. La storia termina con una telefonata di Yuichi a Mikage; il ragazzo vuole vederla….
In un linguaggio fresco, capace per la dettagliezza dei particolari di far immaginare al lettore la scena, Banana Yoshimoto riesce a fondere i sapori della cucina giapponese alla storia dei protagonisti, ai loro momenti di sconforto, alle loro riprese…
C’è una morale in questo specchio di vita: che per quanto la vita possa mettere a dura prova il cuore, bisogna avere sempre qualcosa per cui ritorni a battere, una passione capace di ridare l’entusiasmo, un progetto e infine, ma non per ultimo, l’amore, che sempre salva…che sempre rigenera…