Lo sciopero della Cgil di oggi preannuncia un autunno che potrà presentarsi molto caldo. Ne parliamo con Giovanni Sannino, Segretario Generale Fillea Cgil Campania, il quale innanzitutto ci spiega i motivi dello sciopero odierno. “La manovra del Governo è depressiva e socialmente iniqua, perché non viene destinata alcuna risorsa né alla crescita né all’occupazione, mentre i redditi e i consumi dei cittadini continuano a ridursi. Ad essere colpiti dal provvedimento sono, ancora una volta, i soggetti sociali più deboli: lavoratori, pensionati, famiglie, mentre si continua ad evitare di intervenire sull’evasione fiscale, sulle rendite finanziarie e sulle grandi ricchezze. Inoltre – aggiunge – la manovra oltre ad essere inefficace perché non affronta in maniera strutturale le cause del deficit né pone le basi per ridurre realmente il debito, possiede caratteri antisindacali in quanto pretende di cancellare per legge uno strumento di regolazione generale dei diritti dei lavoratori come il Contratto Nazionale di lavoro”.
Dal punto di vista della Fillea, la manovra porterà nel settore edile “effetti devastanti”. A proposito del settore dell’edilizia Sannino aggiunge. “Dai dati delle Casse Edili della Campania, anni 2009/2010, emerge un settore in forte difficoltà: -18,9% di lavoratori pari a più di 16mila unità; forte flessione del salario denunciato -20,9% pari a circa 126milioni di Euro e per i lavoratori che hanno lavorato, diminuisce il salario medio annuo di oltre 800,00 Euro/anno, anche in virtù di un addensamento professionale ai livelli più bassi delle qualifiche professionali. L’80% dei lavoratori è inquadrato nelle qualifiche di 1° e 2° livello e circa la metà, il 47% al 1° livello, mentre solo il 14,% dei lavoratori sono inquadrati in mansioni specializzate. Invece sul versante della lotta al lavoro nero o grigio – conclude – è macroscopicamente evidente il contrasto del numero delle aziende attive iscritte al sistema Camerale della regione Campania (59.879) con le aziende registrate dal sistema delle Casse Edili della Campania (16.835), un saldo negativo di ben 43.044 aziende che si perdono nel grigiore di un’attività sempre più appetibile agli ambienti della criminalità organizzata, e che sottraggono milioni e milioni di euro al sistema fiscale e previdenziale”.
Per quanto riguarda il ‘Piano per il Sud’, Sannino esprime le sue perplessità. “I fondi FAS (fondi per le aree sottoutilizzate ndr) sono stati azzerati per il mezzogiorno e la Campania perde ben 8.5 miliardi per lo sviluppo e la crescita della regione. A ciò va aggiunto il disimpegno automatico delle disponibilità dei fondi strutturali perché la Regione dopo aver perso tempo prezioso sulla rimodulazione/riprogrammazione dei fondi di cui all’Agenda Europea 2007/2013, non ha saputo aprire un confronto serio con il Governo sulle possibilità di utilizzare quelle risorse adottando un sistema che mettesse al riparo la Campania dal cappio del Patto di Stabilità e dalla mancanza di soldi per il cofinanziamento dei progetti. L’articolo 1 del D.L. 138/2011 prevede l’eliminazione della esclusione dei FAS dalla riduzione di risorse a carico dei Ministeri. Per effetto di tale norma, le residue risorse previste dalla quota nazionale dei FAS, già diversamente utilizzati per circa 25 miliardi di euro, viene definitivamente azzerata. Vengono tagliati i FAS per 6 miliardi di euro per il 2011 e 2.5 miliardi per il 2012”.
Infine Sannino conclude con una riflessione sull’evento del Forum delle culture 2013 che si terrà a Napoli. “Non vi è alcun dubbio che è una grande opportunità per Napoli e la Campania. Io non sono molto affascinato dai grandi eventi visti come panacea messianica dei problemi di Napoli. Ma parimenti condivido che quello del Forum 2013 è un occasione da non perdere. Occorre però fare i conti con lo stato della politica e delle istituzioni: lo stallo del piano di recupero del Centro Storico di Napoli (220 milioni di euro) solo da poco sbloccato ma senza ancora fatti concreti di avanzamento o il mancato avvio del programma ‘Europa Più Napoli’ sono segnali che non autorizzano a sognare in blu. Ma la cultura può e deve avere un ruolo da protagonista nel rilancio di Napoli. Un rilancio produttivo, economico sociale ma soprattutto culturale”.