Questa notte all’orecchio m’hai detto due parole.
Due parole stanche
d’esser dette. Parole
cosi’ vecchie da esser nuove.
Parole cosi’ dolci che la luna che andava
trapelando dai rami
mi si fermo’ alla bocca. Cosi’ dolci parole
che una formica passa sul mio collo e non oso
muovermi per cacciarla.
Cosi’ dolci parole
che, senza voler, dico: “Com’e’ bella la vita!”
Cosi’ dolci e miti
che il mio corpo e’ asperso di oli profumati.
Cosi’ dolci e belle
che, nervose, le dita
si levano al cielo sforbiciando.
Oh, le dita vorrebbero
recidere stelle.
Alfonsina Storni .
Nome italiano certo, nascita anche. Ma il cuore … argentino.
Sono le due parole più vecchie del mondo, tuttavia alle orecchie del cuore ci sembrano sempre nuove, sempre diverse, con una sfumatura tutta differente, prende il colore delle labbra di chi le pronuncia, l’odore della pelle di chi lo prova, ha il tocco gentile di chi le regala. La prima volta che ce lo sentiamo dire resta indelebile, lo attendiamo, sospese lì sulle labbra, negli occhi e sulle mani.
Due parole stanche
d’esser dette. Parole
cosi’ vecchie da esser nuove.
Ma sciolgono il miele che si trova sul cuore, si propaga nelle vene , fa nascere un sorriso e ci fa rimanere immobili, trattenendo il respiro, perché quasi non ci crediamo. Due parole che fanno sembrare la vita più bella, più degna di essere vissuta con amore e passione, perché si, diventa meritevole di essere vissuta così, amando, disperatamente e felicemente, lasciando che due parole soltanto scivolino sulla nostra pelle come una carezza , lasciando che due parole soltanto ci portino alla luna, ci lascino toccare le stelle , restino impresse per restare un eco lontano anche nei sogni.
Col cuore che si trovava non poteva di certo non scrivere d’amore. Una vita travagliata quella di Alfonsina Storni, morta suicida nel 1938, consegnandosi alle onde del mare. Una morte tragica e ovviamente poetica, perché era alla poesia che la scrittrice era consacrata. Tuttavia era una donna combattiva, ragazza madre, in lotta contro un mondo che in quegli anni era ancora chiuso a tabù e regole sociali, femminista convinta, letterata e insegnante, proteggeva fino alla morte i suoi affetti e i suoi amori, tanto gelosa di quest’ultimi da non rivelare mai il nome dell’uomo amato, colui per il quale scriveva le sue poesie appassionate. Due parole fa parte della raccolta “ Il dolce danno” del 1918.
Vi invito a fare ciò che ho fatto io. Conoscere Alfonsina più a fondo, leggere di lei e della sua vita e comprendere il senso dei suoi versi, riconoscere il motivo di un dolore o di una gioia, quale amore andato male e quale no. Lasciate che la poesia vi porti indietro nel tempo, è meglio di un film, vi trascina nei meandri più interessanti e inquieti di un anima .