Necessaria spiegazione precauzionale al fine di non convogliare il demone del suicidio nel blando rumore respiratorio di un polmone incancrenito: i procedimenti filosofici giustificanti la possibile cessazione di una vita sono biforcuti, ma devono assolutamente mostrarsi originali… talmente originali da consumarsi nell’intenzione. Ecco, Ben fattivamente tramutò l’idea astratta, concretandola. Non pregate per lui.
Io non mi vedo mostruoso, mi intravedo come una pubblicità alcolica, morbida, nel lucore piovoso di occhi irritati da cipolle. Ordino le bottiglie di vetro, disponendole secondo il karma anti-realista che irradia il passato di una camera. Passeggio su pavimentazioni di cotone, e il piede sinistro incrocia cocci di vetro… studio intimo di come il sangue si attenui, retto, nell’amorfa poetica di un alluce ingravidato di onirismo da alcolizzato. Bosch chiama Vettriano, la fatidica anti-organizzazione inconscia di una foto riesumata, sotto il cuscino… sotto il cuscino. L’aroma tossico della cucina desueta mi propone ai viaggi, al viaggio. Il karma decostruisce il nirvana positivo: mi ingollo litri di superalcolici e poi stacco in salita Gesù per farmi abbracciare da un anti-sorriso… Io, unico a vedere Cristo, di profilo: naso d’aquila, carte dispari nelle mani decisionali.
Tum, tum, tum ondeggia la luce d’emergenza burroughsiana prima che elettrizzi, cangiandola, la mia pillola del buon senso. Gratta la musicassetta. Uno scotch, un bourbon, un Jack, un JeB… un accesso limitato ad uno stordimento eccellentemente divino. “Di come un fallimento si proponga ordinato nel pianto di un uomo adulto”, potrebbe vedersi recitata lungo il passaggio a livello del cielo, chè suppongo porti in postacci assurdi: Las Vegas, Purgatorio, mignottai senza parola d’ordine per estranei, la casa di mio figlio senza mio figlio, la mia fronte secca come una lingua impastata. Chè se fossi il Male sceglierei la purezza di una nuova donna, ma poiché sono il Bene ordino un disordine, di base, incollando la tenerezza standardizzata di un’arresa programmata, ai seni di una puttana. “ Amici miei, lei si chiama Sera e spompina per 10 dollari dinanzi il Caesars Palace”, è una presentazione originale in clima natalizio: i regali si fanno con il corpo di chi ci appartiene, non con il cuore di chi ci appartiene, avrebbe detto Kerouac, durante un comizio ubriaco, circa la filosofia del corpo di una donna come oggetto proibito, smerciato. 1 litro, 2 litri, 3 litri, 4 litri, 5 litri, 6 litri, 4 settimane per demolire l’idea del respiro, per industriosamente caldeggiare ipotesi sovrannaturali intorno l’attimo del mio morire: avrò l’alito greve come latte giallo che intossica un apparato digerente regolare, avrò la mano più grossa del mio braccio, avrò la mia anima più sottile dell’ acume orchestrante la mia fantasia “della fine”, avrò comparazioni improbabili tra la musica di Sinatra e il russare meccanico di una prozia che canticchia “My way” quando bussa la luna sulla sua sottana… avrò intrecci matrimoniali con Sera: mi vergogno, ma… devo morire bevendo.
Ben è John O’Brien. Sera è la compagna ideale di una struttura letteraria che crolla in un finale suicida: suicidio è sinonimo di ingordigia sensibile chè porta a preferenze “geniali” riguardo l’esecuzione dell’imperativo animico. Puoi crepare autonomamente di: alcol, droghe, gas “dimenticato acceso”, lame, coltelli, corde ( inconveniente la instabilità di un lampadario barocco) etc etc. Io, Horatio, posso crepare mordendo e poi onorando il bolo del foglio “del libro”… ma solo selezionando la verità di un suicidio “sentito” in un romanzo che trasuda di una tale verità: Via da Las Vegas.
Redistribuite in ordine “artistico”, soggettivamente, le vostre intenzioni suicida, nottetempo. Accogliete il climax autodistruttivo, sostanziandolo in dubbiose misture insane, in scelte disturbate per il passo dell’uomo solo che ci consiglierebbe Hopper visivamente: chiamate Ben, offritegli un goccio, lasciatelo bere…. lasciatelo bere ( “è sussurrato” n.d.r Labbate), lasciate morire chi vuole vivere morendo, chi vuole sentire una slot machine come Inno Funebre, chi vuole specchiarsi nella piscina di un motel.
Chi vuole specchiarsi nella piscina di un motel?
Io Horatio, si.