Ecco, per stilare una classifica, le cinque più memorabili fregature di tutti i tempi, in ordine cronologico:
1) Alison Ashworth
2) Penny Hardwick
3) Jackie Allen
4) Charlie Nicholson
5) Sarah Kendrew.
Ecco quelle che mi hanno ferito davvero. Ci vedi forse il tuo nome lì in mezzo, Laura? Ammetto che rientreresti fra le prime dieci, ma non c’è spazio per te fra le prime cinque; sono posti destinati a quel genere di umiliazioni e di strazi che tu semplicemente non sei in grado di appioppare. Questo forse suona più cattivo di quanto vorrei, ma il fatto è che noi siamo troppo cresciuti per rovinarci la vita a vicenda, e questo è un bene, non un male, per cui se non sei in classifica, non prenderla sul piano personale. Quei tempi sono passati, e che liberazione, cazzo; l’infelicità significava davvero qualcosa, allora. Adesso è solo una seccatura, un po’ come avere il raffreddore o essere al verde. Se volevi veramente incasinarmi, dovevi arrivare prima.
Questo l’incipit di un simpatico romanzo degli anni Novanta: “Alta fedeltà” ( titolo originale High Fidelity ), di Nick Hornby; quest’ultimo è considerato uno dei migliori scrittori inglesi contemporanei, un autore che può facilmente permettersi di trattare qualsiasi argomento, anche drammatico, rendendo la narrazione scorrevole e ironica. Le principali passioni di Hornby, oltre la scrittura, sembrano essere il calcio e la musica; proprio quest’ultima accompagna il lettore dalla prima all’ultima pagina di Alta fedeltà.
In una Londra degli anni Novanta, Rob Fleming, trentacinquenne, dirige un negozio di dischi, il Championship Vinyl ed è stato appena mollato dalla sua ragazza, Laura. La frustrazione per l’ennesima delusione amorosa, porta Rob a riflettere sugli anni passati, in cerca di errori e spiegazioni. Partendo dalla Top Five delle “ cinque più memorabili fregature di tutti i tempi “, il protagonista ci catapulta direttamente nel mondo delle sue emozioni, dei suoi sbagli e delle sue frustrazioni.
L’unica certezza, nel mondo di un adulto che sembra non riuscire a crescere, è la musica; tra decine e decine di vinili, Rob e i suoi due amici/aiutanti al negozio, Dick e Barry, passano intere giornate; le note sembrano essere l’unico rifugio sicuro.
L’abbandono di Laura, tuttavia, pone il protagonista di fronte a se stesso: è la sua incapacità di crescere, di assumersi delle responsabilità, la sua paura di perdere il gusto della prima volta di ogni cosa e il terrore di “chiudersi delle porte”, che lo conducono al fallimento di ogni progetto, alla chiusura di ogni rapporto.
Rob vive in un mondo di fantasie ed è lui stesso a rivelarlo; le fantasie sono comode, perché sembrano non dare problemi. Come tutte le cose, però, anche le fantasie hanno un loro limite: sono irreali per natura. Ed è proprio riflettendo su questo che Rob si rende conto di aver sprecato gran parte dei suoi anni.
Hornby, attraverso la descrizione di una vicenda alquanto ordinaria, tratteggia con precisione e ironia tutte le debolezze e le nevrosi della modernità: Rob non vuole crescere, non vuole perdere l’estasi delle sue prime volte ( il primo bacio, la prima volta che ha fatto l’amore, il primo disco comprato ) e non riesce a staccarsi dall’idea di quel che è stato. Tuttavia, sezionando i suoi fallimenti, Fleming giungerà alla conclusione che la realtà supera di molto ogni genere di fantasia.
Una delle simpatiche peculiarità del libro sono le già citate “Top Five” che Rob, Dick e Barry si divertono a stilare sugli argomenti più vari:
Libri preferiti di tutti i tempi
- Il grande sonno di Raymond Chandler.
- Il delitto della terza luna, di Thomas Harris.
- Dolce musica soul, di Peter Guralnick.
- Guida galattica per gli autostoppisti, di Douglas Adams.
- Per terminare ci sarebbe, che ne so, ci sarebbe da aggiungere qualcosa di William Gibson o anche di Kurt Vonnegut.
Curiosità: “Alta Fedeltà” è stato portato al cinema da Stephen Frears ( che ha deciso di ambientare la storia a Chicago e non a Londra); protagonista un brillante John Cusack!