Nel ‘900 la lirica ha preso coscienza di sé stessa, rifiutando il ruolo di essere solo esornativa e didascalica. Eliot non era un poeta puro, essenzialmente la sua arte può definirsi razionaleCome Hopkins e altri grandi poeti moderni che sono debitori e hanno attraversato in qualche modo Baudelaire, Eliot è un musicista, un architetto del proprio verso, concepito sostanzialmente non soltanto come un atto d’ispirazione, ma la premessa a un percorso destinato all’intellezione, alla concettualizzazione del mondo: non rifiuta il suo pensiero inteso come ragionamento, figura d’intellettuale costantemente dedito a un lavoro frenetico e puntiglioso, contraddistinto da un’acuta lucidità. Il poema che gli ha dato fama assoluta e che ha determinato lo sviluppo storico della poesia di tutti i tempi è senz’altro La terra desolata, intarsiato di citazioni, innumerevoli digressioni cesellate con pedante mestiere, trapianti letterari che vanno dalla Bibbia a Shakespeare, da Dante ai libretti d’opera di Wagner.
Ispiratosi all’opera dell’ antropologa Weston, From ritual to romance, e alla monumentale opera di etnologia di Frazer, Il ramo d’oro, in tutta l’opera Eliot fa uso incessante di vicende religiose e mitiche, in modo particolare la leggenda del Graal, e rimanda continuamente ai riti pagani, varie allusioni ai culti misterici diffusi nell’Impero Romano ad opera dei mercanti orientali, che si stabilirono a Roma dopo che la Siria venne colonizzata. Anche il “Re Pescatore”, un Cristo arcaico di cui la parabola di morte e risurrezione può essere letta come la trasfigurazione simbolica del ciclo delle stagioni e della fertilità, è un’altra immagine che, anche velatamente, ripercorre quasi tutto il poema.
Pubblicata nel 1922, il poema viene introdotto da una dedica: a Ezra Pound, il miglior fabbro. Tradizione letteraria e mito, storia ed epica, religione e antropologia culturale, filosofie orientali ed ermeneutica dei testi sacri, profezie bibliche, Ecclesiaste, la filosofia di Sant’Agostino e l’Apocalisse di San Giovanni: tutto questo e molto altro confluisce in un’opera enciclopedia, di straordinario fascino ma di difficile lettura, sicuramente una delle più grandi allegorie dello spirito umano, grazie proprio alla sua impermeabilità ad ogni giudizio critico definitivo. Il protagonista non sembra essere una persona, cioè un corpo, ma una figura fatiscente, uno spirito che si è smarrito in una emblematica città europea, sicuramente la Londra all’inizio del XX secolo. Una sinistra figura che sembra dondolare e lasciarsi andare non proprio esattamente in una città, quest’ultima un pretesto narrativo più che altro, ma probabilmente persa nel cuore dell’Europa, dell’Occidente intero che di lì a poco assisterà alla catastrofe delle due guerre mondiali. Eliot descrive questa presunta città come irreale e sporca, attraversata da un fiume che trasporta detriti e altro, forse le vecchie certezze di un mondo oramai del tutto dimenticato, con in lontananza degli uomini che emergono da una fitta nebbia, spinti soltanto da un’ossequiosa fame carnale e non più spirituale, viandanti di una realtà che solo il leggendario veggente Tiresia potrà comprendere, cieco ma forse proprio per questo il solo capace di guardare veramente. L’incontro tra una regina e il suo amante, il ricordo d’una battaglia punica, la pietà per Fleba il fenicio che annegherà così come annega ogni epoca che precede quella che sta per nascere, non sono soltanto momenti in cui, attraverso Dante e Ovidio, il poeta vuole raccontarci dell’Anima e della sua caduta, come un viaggio scendente che va dal Paradiso all’Inferno, ma è come se la stessa anima fosse trasmigrata non più da persona a persona, come sentenziavano i pitagorici, ma attraverso le varie epoche per raccontarci il desiderio avido e brutale che impedisce la fertilità, in tutte le sue forme, della terra.
I versi della parte centrale dell’opera culminano con la visione di Cartagine bruciante, introducendo la figura del marinaio Fleba, protagonista in Morte per acqua, ove il tema manicheo della lotta tra il Bene e il Male, che Eliot ha ricavato dal pensiero agostiniano, viene ripreso per affermare la lotta tra l’acqua e il fuoco, cioè l’anima e l’immanenza dello spirito assoluto, ovvero Uomo e Storia. Tiresia è lo spettatore, ma anche l’aedo che lega tra loro gli avvenimenti per ricavarne le sottese implicazioni che sfuggono agli uomini. Un occhio cieco ma chiaroveggente.
“Edificio di bassa epoca deliberatamente eretto sull’Ultima Thule del pensiero europeo, proprio al limite della desolazione incombente che minacciava di travolgere ogni traccia di una cultura secolare” (Mario Praz)
La terra desolata è una pietra miliare di tutta la poesia del ‘900, culmine e principio.