Nel 2006 Paulo Coelho pubblica il libro Sono come il fiume che scorre. Il titolo stesso di quest’opera rimanda alla filosofia di vita dello scrittore: osservare ciò che accade, che si vive con la stessa pace con la quale si osserva un fenomeno naturale inevitabile.
Questo libro è una vera e propria soffitta di ricordi per Coelho che, con forza ed intensità racconta ai suoi lettori storie e sensazioni di vita quotidiana provenienti dal suo passato o semplicemente da ciò che ha imparato osservando la pelle degli altri, i loro occhi, le loro azioni. Lui è “il vagabondo”, lui è “il viaggiatore”, lui è l’uomo che dice di aver cambiato più paesi che scarpe, lui è l’uomo della scoperta; Scoprire è viaggiare per Coelho e per noi lettori è leggere quanto scrive.
All’interno del romanzo c’è , tra l’altro, un racconto, breve episodio che vale la pena di riportare, dal titolo Storia di una matita:
Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. Ad un certo punto, le domandò: “Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me?”.
La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: “E’ vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole, è la matita con la quale scrivo. Vorrei la usassi tu, quando sarai cresciuto”.
Il bimbo osservò la matita, incuriosito e non vide niente di speciale.
“Ma è identica a tutte le matite che ho visto in vita mia!”.
“Tutto dipende dal modo in cui guardi le cose. Ci sono 5 qualità in essa che, se tu riuscirai a mantenere, faranno sempre di te un uomo in pace con il mondo.
Prima qualità: tu puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi: questa mano noi la chiamiamo Dio e Lui ti dovrà sempre indirizzare verso la Sua volontà.
Seconda qualità: di quando in quando io devo interrompere ciò che sto scrivendo ed usare il temperino. Questo fa sì che la matita soffra un poco, ma alla fine essa sarà più affilata. Pertanto, sappi sopportare un po’ di dolore, perché ciò ti renderà una persona migliore.
Terza qualità: la matita ci permette sempre d’usare una gomma per cancellare gli sbagli. Capisci che correggere qualcosa che abbiamo fatto non è necessariamente un male, ma qualcosa di fondamentale per mantenerci sulla retta via.
Quarta qualità: ciò che è davvero importante nella matita non è il legno o la forma esteriore, ma la grafite che è all’interno. Dunque fai sempre attenzione a quello che succede dentro di te.
Infine la quinta qualità della matita: lascia sempre un segno. Ugualmente, sappi che tutto ciò che farai nella vita lascerà tracce e cerca d’essere conscio d’ogni singola azione.
Le cinque qualità della “giusta matita” sono dunque da ricercare nell’uomo: attraverso quest’episodio dell’infanzia, lo scrittore regala al suo pubblico una lezione profonda…sapere che c’è qualcuno che guida i nostri passi, sapere di doversi fermare e ricaricare le proprie energie o fare degli sforzi dolorosi ma necessari per il conseguimento degli obiettivi, essere in grado di riconoscere gli errori e con prontezza a riparare a questi; interessarsi realmente di ciò che è dentro e non di ciò che appare e infine, forse la qualità più difficile da trovare, avere piena coscienza di ciò che si dice e si fa perchè tutto, ma proprio tutto, lascia tracce sul nostro cammino e su quello di chi decide di starci accanto…