La libertà. Non è mai troppo tardi neanche per te.
C’è chi l’ha definito un “romanzo nordico”, chi una “storia ricca di umorismo e divertimento”, per alcuni è “scritto bene”, per altri è “facile da leggere”. Insomma le critiche sono disparate, i giudizi alternatamente buoni. E questo accade quando un libro si fa conoscere, qualsiasi sia il motivo.
Io l’ho letto e, vi dirò, mi piace.
“Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” è il romanzo rivelazione di un paese, la Svezia, che in quanto a letteratura non ha prodotto molto negli ultimi anni, ma che si è appassionata, magari in modo eccessivo, alla storia di un vecchietto che decide improvvisamente di “perdere la testa”. E non è un modo di dire.
È il giorno del suo centesimo compleanno e invece di prender parte alla festa organizzata in suo onore dagli amici della casa di riposo in cui vive ormai da anni, Allan Karlsson, decide di fuggire. Scavalca il davanzale della sua finestra e, pantofole ai piedi, raggiunge la stazione degli autobus. Qui avviene il fortuito incontro con un giovane, il quale gli affida temporaneamente (ovvero giusto il tempo di un salto alla toilette) una valigia. Allan non ci pensa due volte e si fionda sul primo autobus in partenza portando con sé la valigia che, ben presto, scoprirà contenere 52 milioni di corone svedesi. È questo l’inizio di un’avventura, a tratti esilarante e surreale, che porterà il non poi così onesto Allan ad una fuga dal proprietario della valigia (il giovane che non era un samaritano ma un pericoloso criminale, membro dell’organizzazione Never Again) e all’incontro con un altro anziano, settantenne però, Julius Jonsson, ladro e truffatore. I due, un po’ come Thelma & Louise, affronteranno il loro viaggio on the road tra Mercedes, camion, incontri improbabili e donne fatali.
La cronaca della fuga si alterna ai racconti della vita passata del protagonista, che con un po’ di humor Alleniano coinvolge il lettore nel resoconto storico del ‘900 a partire dagli anni della rivoluzione russa, per proseguire con l’incontro con grandi personaggi quali Mao, Stalin, Churchill e Francisco Franco. Insomma un po’ come Forrest Gump, il vecchio Allan è stato inconsapevolmente protagonista di avvenimenti unici e inconsapevolmente li racconta al lettore come semplici pezzi di vita.
Allan è senza dubbio un vecchio, ma è anche un maledetto farabutto che sa esattamente quello che fa.
Il libro risulta scorrevole e piacevole. Jonas Jonasson fa centro, forse utilizzando qualche escamotage letterario, qualche citazione di troppo e riferimenti troppo evidenti per non esser presi in considerazione. L’assurdo si sposa bene con l’umorismo. E il finale è molto più ingarbugliato e inaspettato del plot.
In Svezia è stato il best seller della scorsa stagione, in Italia è stato pubblicato da poco più di un mese. Attendiamo i riscontri. Io, super partes, nel mentre, lo consiglio.