Ha goduto di scarsa considerazione tra i contemporanei, ma la chiarezza dei versi, la facilità della lingua e l’insegnamento morale lo hanno consegnato alla Gloria.
Inventor, di fatto, di un genere (attinge, è vero, alla ricca tradizione esopica, ma è il primo autore in lingua latina a concepire un libro autonomo di favole), Fedro sprigiona, nella sua figura e nella vita, un fascino del tutto particolare. Nasce in Grecia, precisamente in Macedonia, quindici o venti anni prima della nascita di Cristo. Arriva nella capitale dell’Impero ancora in giovane età come schiavo, per essere successivamente affrancato (forse per meriti intellettuali) da Augusto. È verosimile che sia poi vissuto svolgendo attività di insegnamento.
I codici ci hanno tramandato 93 favole, suddivise in cinque libri.
Quella del liberto di Augusto appare agli occhi della critica come una vera e propria impresa. Due sono le novità rispetto ad Esopo: la prima riguarda la forma e la seconda i contenuti. Da un parte, infatti, la rivoluzione nell’uso del verso: le favole dell’illustre predecessore erano in prosa, quelle di Fedro in senari giambici. Dall’altra, le tematiche attingono non solo al mondo del folclore, ma anche a quello della cronaca e dell’attualità romana, affiancando ai tradizionali animali di ascendenza esopica personaggi come Pompeo, Augusto o Tiberio.
Gli animali, si diceva. Sono loro gli attori principali delle favole. Incarnano tipi fissi, come le maschere della commedia, secondo un processo di umanizzazione elementare: la volpe furba, il leone prepotente, il lupo malvagio e l’agnello mite. E tutti, ovviamente, sono protagonisti di storie umane: storie di abusi e di soprusi, dove troppo spesso prevale la legge del più forte. Come accadeva nella vita quotidiana di 2000 anni fa. E non solo.
Alla fine, il marchio distintivo del genere della favola: la morale.
Duplex libelli dos est: quod risum movet/et quod prudenti vitam consilio monet
Duplice è il pregio di questo libretto: muovere al riso e insegnare a vivere con saggi ammaestramenti
Ammaestramenti – aggiungiamo noi – frutto di una visione del mondo estremamente amara e pessimistica.
Fedro è convinto che i rivolgimenti politici e istituzionali non possano minimamente intaccare la sostanza profonda dei rapporti umani, basati sull’egoismo, la viltà, l’ipocrisia e l’inganno. Tante, tantissime le favole che denunciano i vizi propri dell’uomo.
Non sappiamo quali fossero le aspirazioni letterarie di un ex schiavo, diventato poeta, liberato dall’imperatore in persona e poi prestato all’insegnamento.
Di certo il suo nome è rimasto impresso nella storia.
Basti pensare all’eterna fortuna del genere favolistico in tutto il mondo. Il tempo, alla fine, gli ha dato ragione.