Erano quasi le 8.30 di un mattino qualunque quando Thomas, appostato alla finestra della cucina, scorse per la prima volta la bella Charlotte che andava al lavoro.
Bellissima creatura, angelica! Facile pensare all’effetto che la ragazza provocava nel cuore di del solitario, dolce Thomas.
Lui altissimo, un po’ sovrappeso, col viso paffuto e le guance rosa che dominavano sull’azzurro degli occhi e i capelli che già fini dall’infanzia si erano diradati parecchio, (ma un capriccioso ciuffetto scendeva sempre sulla sua fronte larga), si sentiva lontano anni luce da una creatura così minuta e temeva di non piacerle affatto.
Lei, nel suo tailleur color lavanda, con le sue scarpe e la borsetta in tinta, capelli sempre in ordine, lisci e lucidi sembrava inarrivabile. Lei, quella giovane così minuta, con occhi color nocciola forse troppo ravvicinati ma molto espressivi, con la bocca e le mani piccole, sembrava assolutamente pura dentro e fuori.
Thomas non aveva mai visto una creatura più soave, leggiadra, quasi eterea, con un’andatura così pulita, delicata.
Ogni passo era misurato, discreto.
Non correva, ma neanche perdeva tempo. Era adeguata, sempre appropriata.
Dalla prima volta che, per caso, l’aveva intravista dalla finestra della cucina, non aveva mai smesso di interessarsi a lei.
Un giorno l’aveva seguita di nascosto, e aveva scoperto dove si recava tutte le mattine: lavorava in un negozio di articoli da regalo, pieno di oggetti coloratissimi, uno di quei negozi presi d’assalto prima di Natale e Thomas, improvvisandosi cliente, le si era avvicinato e aveva potuto parlare con lei.
Io viaggio molto e colleziono oggetti a forma di cuore, provengono da svariati paesi del mondo, aveva esordito Thomas, e subito lei si era premurata di mostrargli candele, soprammobili, calamite, portacenere, cornici a forma di cuore. In realtà lui non aveva fatto molto caso a tutta quell’oggettistica, perché era troppo impegnato a scrutare quella piccola, dolce creatura, la cui voce assomigliava a quella di una bambina innocente, e la cui pelle rimandava alle bambole di porcellana.
Poichè si sentiva di dover giustificare la sua presenza nel negozio aveva deciso di comprare una candela e una calamita da attaccare alla porta del frigorifero.
Il frigorifero era senz’altro un elemento fondamentale sia nella casa che nella vita di Thomas, che adorava mangiare, quindi valeva la pena di spendere qualche soldo per renderlo più bello e allegro.
Adorava anche cucinare – aveva ereditato la passione dalla madre, ed era abile nel preparare buoni manicaretti – e andare al supermercato lo divertiva moltissimo.
Bello il supermercato, bellissimo trascorrervi del tempo.
Entrare in uno di quei grandi magazzini creava un effetto tipo stordimento nella sua mente: quelle lunghe corsie delimitate ai lati da coloratissimi muri di scatole, scatolette, gelati, surgelati, biscotti, cioccolata, pane, formaggi e quant’altro, lo ubriacavano come una bottiglia di ottimo whisky e, al tempo stesso, erano una droga dalla quale era troppo difficile disintossicarsi.
Come ipnotizzato si muoveva da uno scaffale all’altro con disinvoltura e maestria, passando con camminata decisa dal reparto pesce fresco al settore vini bianchi, rossi e rosé, dalla zona frutta e verdura a quella dei dolci, coprendo con falcate olimpiche quelle distanze rese per niente stancanti dal piacere stesso di percorrerle.
Il suo reparto preferito era la macelleria: Thomas adorava la carne.
Ne mangiava grandi quantità ogni giorno, ed era grazie a questo alimento che aveva sviluppato una corporatura sana e robusta, in barba ai medici che da bambino gli avevano prospettato un futuro incerto a causa di una salute troppo cagionevole.
La madre, cuoca da anni in un noto ristorante del centro, dopo aver riscontrato l’esito negativo delle cure ricostituenti prescritte da vari pediatri, decise di fare da sola ed elaborò per l’amato figliolo una dieta a base di carni rosse che avrebbe fatto resuscitare un morto.
In pochi mesi divenne un bambino robusto, immune a qualsiasi malattia, e crebbe con quell’abitudine di consumare manzo, vitello, agnello, maiale e quant’altro madre natura potesse offrire.
Un giorno che sembrava come tanti altri Thomas si recò al negozio di Charlotte, e le chiese di mostrargli degli altri oggetti esposti nella vetrina centrale con la scusa di dover acquistare un regalo per il compleanno di una giovane cugina di terzo grado.
Deve essere davvero una bella collezione la sua, sarei curiosa di vederla tutta.
La ragazza si rivolse a lui con un tono divertito ma al tempo stesso rispettoso e servizievole, così come ci si doveva comportare con un qualunque cliente che varcasse la porta del negozio.
A quelle parole il giovane divenne rosso di imbarazzo e balbettò vocaboli incomprensibili prima di riuscire ad articolare una frase che avesse un senso compiuto.
Povero, timidissimo Thomas, non era mai stato molto scaltro con le ragazze, e anche in quella circostanza ripeteva se stesso.
La mia collezione la può vedere quando vuole, Charlotte, riuscì a dire con non poco sforzo.
E’ nella mia cucina e non aspetta altro che essere ammirata, signorina.
Ehhh, troppo sfacciato, adesso, Thomas, quasi sfrontato! Pensò tra sé e sé mentre pronunciava queste parole, e adesso era la ragazza ad arrossire di imbarazzo!
Questa mossa involontaria, però, gli diede un modesto vantaggio sulla sua interlocutrice. E lo sfruttò.
Signorina, se le fa piacere, potremmo pranzare insieme oggi, io cucino molto bene e con l’occasione le potrei mostrare tutti gli oggetti acquistati in giro per il mondo.
No, mi spiace, io non vado a casa di uno sconosciuto, replicò lei un po’ offesa e sicuramente un po’ intimidita, non transigo mai su questa regola.
Ha ragione, le chiedo scusa per la mia maleducazione, disse un Thomas sommerso dalla vergogna, è che io ho capito subito che lei è una ragazza intelligente, sensibile e…
Grazie, rispose di getto lei visibilmente turbata, ma lei non mi conosce e io non so nulla di lei. Non posso accettare il suo invito quindi, e poi mia madre mi aspetta per pranzare, e non approverebbe mai un simile comportamento da parte mia.
Sua madre è quella bella signora bionda che l’accompagna tutte le domeniche in chiesa? esordì Thomas per superare quel momento di imbarazzo e sondare il terreno.
Si…è lei…ma anche lei va a messa la domenica?
Già, lo so, è una cosa sempre più rara tra persone giovani, ma io credo in Nostro Signore e dunque pratico, per me le due cose sono inscindibili.
Uno a zero per Thomas! Ben fatto, ecco trovato il modo per fare breccia nel cuore della bella Charlotte.
In questo caso… allora… forse domani a pranzo potremmo incontrarci al ristorante qui all’angolo e mangiare qualcosa insieme. Sono felice di vedere che lei è una persona seria.
Il giorno dopo, i preparativi per quella grande occasione furono quasi febbrili: si alzò di buon’ora e fece un lungo bagno caldo con tanti sali profumati e balsami dolci come il miele. Del resto quello era il gran giorno, e nulla poteva essere lasciato al caso. Non poteva permettersi di sbagliare niente: un gesto, una parola inadatta e il sogno di avere quella deliziosa creatura sarebbe svanito da un momento all’altro.
Prima di continuare i preparativi, come di consueto, una rapida telefonata alla mamma che soggiornava presso la Clinica delle Rose, appena fuori città.
Mamma! L’ho trovata. È lei, ne sono sicuro. E giù a raccontarle per filo e per segno tutti i particolari degli incontri con quell’essere così carino nell’aspetto esteriore e nell’animo, tanto buono da sembrare un angelo.
Ma non è che poi succede come le altre volte, che queste ragazze spariscono veloci all’orizzonte così come sono apparse, Tommy caro? La tua mamma non vuole che tu soffra, tesoro.
No, mamma, questa volta no!
La madre, allora, non si risparmiava in quanto a suggerimenti, tecniche di seduzione, tattiche di corteggiamento, per non lasciarsi sfuggire quel bocconcino.
Eh… povera mamma… anche lei avrebbe diritto a un po’ d’amore… sprecare la sua vita per un uomo senza cuore come papà, ragionava a voce alta il premuroso figlio.
Il grande momento era arrivato: solo una manciata di minuti lo separava dal fatidico incontro con Charlotte.
Mentre a lunghi passi si avvicinava al negozio, il cuore gli esplodeva in gola, il fiato si faceva pesante e la salivazione era praticamente ridotta a zero.
Che cosa riesce a fare l’amore!! Che scherzi gioca a noi comuni mortali! Ho la gola secca e quasi non riesco a respirare, ma sono felice. Si, proprio felice.
Quando, all’ingresso del negozio, la vide mentre seguiva con professionalità e aria cordiale l’ultimo cliente della mattinata, Thomas non poté fare a meno di pensare che quella dolce creatura, prima o poi, sarebbe diventata sua.
Sento che potrei amarla, lei è diversa da tutte le altre, lei non mi abbandonerà all’improvviso.
Inutile dire che il pranzo si rivelò l’occasione giusta per sottolineare, se ce ne fosse stato ancora bisogno, la volontà dei due giovani di proseguire quell’inizio di relazione, un po’ adolescenziale forse, data la timidezza dei due, ma molto promettente.
A quel pranzetto nel ristorante del centro ne seguirono molti altri, durante i quali Thomas raccontò a Charlotte i momenti topici della sua vita: dalla scomparsa del padre, ai viaggi solitari intorno al mondo, agli affari di famiglia, al rapporto stretto con la madre, al desiderio di crearsi una famiglia tutta sua.
Charlotte ascoltava assorta e sognante, pensando fra sé e sé che quello poteva essere l’uomo giusto, in quanto onesto, sincero, profondamente religioso. Decise che molto presto ne avrebbe parlato con la madre, con la quale desiderava condividere quel momento magico che precedeva, era ormai fuor di dubbio, un inevitabile innamoramento.
Quel giorno era un bel sabato di maggio. Dalla finestra del ristorante si poteva scorgere in lontananza il mare.
I due, senza dirsi una parola, lo guardavano sognanti.
Era chiaro che, dopo settimane di frequentazione assidua, il loro pensiero era uno solo: Ti amo.
Thomas, voltandosi improvvisamente, notò lo sguardo di Charlotte che andava aldilà delle cose materiali e non si ritenne presuntuoso nell’immaginare che quei pensieri che occupavano la sua mente, fossero tutti per lui.
Si sentì infiammare l’intero corpo per il desiderio. ma sapeva controllarsi.
Il corpo in fondo non era che un’appendice della sua mente e questa, insieme al cuore, sapeva placare i sensi. Era strano come l’immagine di Charlotte, completamente assorbita dai suoi pensieri, nel suo tailleur tinta crema, coi suoi lisci capelli sempre in ordine, le sue mani piccole e curate, risvegliasse in lui un tale ardore. In quell’immagine a suo modo sensuale – cosa c’è di più intenso dello sguardo di una donna distratta che si sta innamorando pensava Thomas – c’era una verità.
C’era tutto il significato della vita stessa.
L’amore.
La sua forza che costruisce e distrugge, che innalza e umilia, che ci fa vivere e morire.
Quando, dopo aver pagato il conto, si diressero teneramente abbracciati verso l’automobile, Thomas colse l’occasione per invitare la sua amata a casa per un caffè.
Charlotte accettò subito con piacere, considerando quella una prima occasione per avere un po’ di intimità con lui. Sapeva che sua madre non sarebbe stata d’accordo, che quel modo di comportarsi andava contro tutti i suoi principi, che una ragazza perbene non avrebbe accettato quello spregiudicato invito, tuttavia Charlotte si sentiva a suo agio in quella situazione e in cuor suo si diceva che non vi era nulla da temere.
In cuor suo, lei sapeva di non avere nulla da temere, perché il cuore non mente mai.
Cosa poteva mai fare Thomas per nuocerle? Come poteva offenderla? O mancarle di rispetto?
Charlotte si sentiva al sicuro, e non per una sciocca supposizione, ma perché quel ragazzo, durante uno dei loro incontri, le aveva confidato che la purezza di una donna era per lui la dote più importante, la qualità suprema, che doveva necessariamente comprendere corpo e anima.
Charlotte era arrossita a quelle parole, perché il fatto che lui in qualche modo alludesse alla verginità, al sesso dunque, la obbligava a considerare la dimensione fisica di ogni relazione amorosa, dunque anche della loro.
Adesso che si stavano dirigendo verso casa, lei non si sentiva affatto preoccupata, bensì era conscia di essere in buone mani, le mani migliori nelle quali trovarsi.
Col cuore in mano, mi dirà che mi ama davvero, lo sento.