Bisogna prendere speciali precauzioni contro la malattia dello scrivere, perché è un male pericoloso e contagioso.
Pietro Abelardo
Cari Lettori,
siamo finalmente giunti alla conclusione di questa quarta edizione del nostro Bar. Finalmente oggi decreteremo i vincitori di questa edizione.
Innanzitutto, voglio fare i miei complimenti a tutti coloro che hanno partecipato e non vinceranno, perchè personalmente alcune vostre idee come ad esempio quella di Simone Tribuzio, le ho trovate molto simpatiche e in un certo senso, originali,quella di Tribuzio nella fattispecie mi si è presentata come una specie di “ritorno al passato”, con l’unica particolarità dell’autore di aver reso possibile la modifica degli avvenimenti, ipotesi che come ben sanno gli avidi lettori di questo tipo di fantascienza è alquanto screditata.
Riguardo un altro finale ho delle perplessità, quello del nostro amico Cipi. E’ stato davvero troppo breve per poterne carpire appieno il significato, quindi inviterei il nostro sconosciuto lettore ad illuminarmi perchè sono davvero curiosa di approfondire il suo punto di vista.
Dulcis in fundo è il tempo di dedicarci ai nostri vincitori:
- Aner Andros: La forma greca del suo nome lo ha reso vincitore di una stellina, in effetti ero partita ben predisposta essendo il primo racconto pervenutoci ed è stato davvero magnifico poter confermare ad ogni rigo la mia prima impressione. Il personaggio maschile non era esattamente come l’avevo immaginato ma è stato molto bello vedermelo trasformare in qualcosa di più complesso e malleabile. Ho apprezzato particolarmente il suo punto di vista, perchè ha misto ad una storia di solitudine e misantropia scene di guerra e amori impossibili. Il suo modus operandi mi ha rapito dalla prima sillaba fino all’ultima tenendomi sospesa come un’archetto che brama le vibrazioni del suo violino.
«Ma io non voglio andare fra i matti», osservò Alice.
«Be’, non hai altra scelta», disse il Gatto «Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.»
«Come lo sai che sono matta?» disse Alice.
«Per forza,» disse il Gatto: «altrimenti non saresti venuta qui.»Alice nel Paese delle Meraviglie
- Giovanni Canu: Un vero pezzo di arte, un esempio perfetto di come possano convivere in un solo testo: amore, odio e mellifluità. Il personaggio principale era decisamente in character ed io stessa forse, non avrei saputo descriverlo in maniera migliore, anche se devo sottolineare la ricorsività di alcuni atteggiamenti che lanciano il testo nelle fauci del mostro della ripetitività, ma davvero una sottigliezza che forse nota solo un occhio allenato. Il tema della disabilità, mi ha decisamente emozionato e quasi ferito, un bambino non dovrebbe mai elemosinare l’affetto del proprio genitore e le descrizioni mi hanno proprio immerso in questo stato d’animo instabile e desideroso d’affetto, facendomi piangere nel bel mezzo della visione della rosa o forse sarebbe meglio dire, dell’ aquilegia. 😉 Leggere Giovanni è stato come un sedermi in poltrona con la mia tazza di caffè fumante tra le mani ed ascoltare un vecchio lettore frammisto tra Papà castoro e Carlo Lucarelli. Meravigliosa anche la ripresa di Alice che sono convinta non fosse casuale ma dettata probabilmente, dallo stranimento e a cui sono soggetti i bambini che si perdono nei loro sogni ad occhi aperti, fino a giungere a volte ad un grado d’astrazione pericoloso come la piccola Alice che si trasforma in questo testo in un bambino desideroso non della vista, ma solo dell’ affetto.