Ci sono in ogni città, credo, delle strade dedicate alle librerie, in genere universitarie, piccole, strette e polverose. Una delle cose che mi piace di più è girovagare per queste viuzze armata fino ai denti. Apparato bellico: mp3, libro in edizione tascabile ed economica, portamonete già nella mano. A breve spero di brevettare una fondina da cui poterlo estrarre con la colonna sonora di un film a caso di Sergio Leone. Ed eccole, pile e pile di tomi, “Come ammaestrare il tuo canarino”, “Mille modi per allenare il tuo pollice verde con l’esercizio clorofillico”, “Perfetta massaia ninja in quindici mosse”. Io attendo paziente, mi guardo intorno circospetta, infilo le mani nelle ceste sperando di non trovarci un toporagno ed afferro lussuriosa. Risultato dell’ultima sortita: per miseri due euro Il Don Chisciotte dell’amato Cervantes, il primo romanzo moderno al prezzo di caffè e cornetto, edizione tarlata superlusso ed accanto al cavaliere più famoso di sempre ecco un titolo invitante “Le zie non sono gentiluomini” istantaneo un pensiero, l’autore conosce la mia famiglia. Eccomi trionfante tornare a casa con la borsa grondante acari ed ironia.
“Le zie non sono gentiluomini” di Pelham Grenville Wodehouse è una piccola perla, nella mia meravigliosa edizione il prodotto del mitile ha il prezzo in lire, 1200 per la precisione, questa deliziosa zuppa inglese è dolce ed amara al tempo stesso. Il protagonista è Bertie, giovane imbecille che si caccia continuamente nei guai, affezionatissimo a sua zia Dahlia scoprirà ben presto che una tranquilla vecchietta dai modi gentili può essere più pericolosa di un agente del kgb. Per fortuna a togliere dai guai lo stupidotto signore ci sarà lo scaltro maggiordomo Jeeves. La catastrofe spesse volte è calamitata dalla stupidità, non sempre c’è un dipendente vestito da pinguino a tirare il malcapitato di turno fuori dai guai. I personaggi cari al novantenne autore compaiono in altri racconti dello stesso, rispettando lo schema inetto/furbo ogni volta. Al contempo dunque un ritratto quasi bucolico, una lettura leggera e che strappa spesse volte risolini giulivi ed una critica non troppo velata, alcuni vi hanno letto addirittura un manifesto proletario, forse un eccesso. Insomma per chi non lo sapesse il vecchietto prolifico autore è stato accusato di essere un simpatizzante nazi-fascista, un conservatore reazionario ed infine additato come scaltro rosso combattente, insomma gli hanno fatto alzare il pugno per ogni corrente politica. Le etichette, come ci sono care! Per me una fissazione lo ammetto, tanto che sono proprio libri come questo, a cavallo di una sottile ambiguità dove l’autore suggerisce ed il lettore è libero di trarre le proprie conclusioni, i miei preferiti. Cercherò allora di non eccedere anche io. Leggetelo se potete e volete, la zia Dahlia è un portento, pessima e politicamente scorretta. Alla fine di sicuro mi ha aiutato ad apprezzare di più le mie di zie. Deridete Bertie con gusto e spalleggiate il simpatico Jeeves. Difficile a tratti il compito di tifare per il maggiordomo perché una punizione per lo stupido sarebbe alla fin dei conti davvero ben meritata.
Ricapitoliamo dunque, la leggera ironia inglese, quello humor fatto di freddure lontano dal temperamento latino che più c’appartiene, ad un prezzo modico e pure nostalgico. Il libro valeva assolutamente la pena, prometto che se ripasso dalla stessa bancarella per gratitudine sarò disposta anche all’acquisto di un manuale delle giovani marmotte.