“Non so cosa voglio fare della mia vita, non amo l’uomo il cui seme porto in grembo, non sogno più il mio futuro come facevo accovacciata nel cantuccio della cucina, cerco musica che non mi faccia pensare, mare che non mi faccia sentire, sapore che non mi faccia ascoltare.”
“Buenos Aires è dolce di notte, m’accarezza come l’aria d’estate quando il mare pullula di raggi al mattino, mentre bacia sereno l’inverno, mandandolo al martirio …”
[…] martirio […]
“Guai a sognare: il momento di coscienza che accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta. Ma non ci capita sovente, e non sono lunghi sogni: noi non siamo che bestie stanche…”
Due vite, camminano sole in binari paralleli, apparentemente vicini ma contemporaneamente distanti e stranieri, figli di vite perdute, bambine che abbandonano la madre per andare ad osservare la vetrina di dolciumi. Sembrano chiamarle a gran voce le proprie vite Sandra e Julien, esasperati dal desiderio di verità.
Cos’è infondo la verità, se non un’ omissione dei fatti in favore del proprio interesse?
Spesso, il desiderio di sentirsi amati, sopraggiunge su quello di amare se stessi e si finisce così con l’incedere a passi stanchi sulla spiaggia in riva al mare, cercando disperatamente tracce di se, in ogni sassolino che s’incontra. Poi capita però, a volte, soltanto a volte, d’incontrare occhi gentili che ti tengono la mano ed avverano i tuoi sogni, ma non è tutto oro ciò che luccica ed infine Sandra, si trova di fronte a dei mostri, anime oscure velate di luce, terribili carnefici di persone come altre, che avevano l’unico torto d’esser ebree. Sterminate, per esser ebree.
Julien, ebreo, è alla ricerca della verità, conosce molto bene quei vecchietti dagli occhi color cielo e non li potrà mai amare, se non con quell’odio che per la sua ferocia, appare cieco, simile all’impeto d’amore.
D’un tratto le vite dei due s’intrecciano, le loro mani s’incrociano e quei binari, dapprima solitari, divengono uno solo, che cammina all’unisono verso la verità. Ogni stazione di questa linea, è ad ogni passo più difficile e spesso, Sandra e Julien si troveranno ad acciuffarsi per non essere le ultime pedine di quegli occhi vuoti, senza rimpianti, generali di squadre di sterminio, dove SS stava per Sarete soli e sarà nell’ora del giudizio che sarete soli dinanzi a Dio.
Spirito di vendetta si mischia in questo libro al desiderio d’amore incondizionato, all’idea di famiglia e di vita stessa, quasi il bambino che Sandra porta in grembo fosse figlio di una nuova era, in cui le atrocità del passato donano il posto alla parabola ascendente del presente.
Il romanzo è pullulato da presenze alquanto invadenti, vere e proprie macchie nere sulle trame candide, costituite da Julien e Sandra. Minacce di morte, s’alternano a rapporti sessuali, desideri di perversione e celate misantropie.
Non ho amato molto la caratterizzazione dei personaggi che ho trovato abbastanza approssimativa, anche perché in questo panorama ne entrano trenta da una porta e ne escono quaranta dall’altra, non si comprende bene perché mai i protagonisti dovrebbero fare tutto da soli? per quale motivo si debbano usare degli espedienti così banali per mandare avanti una trama così realistica e profonda come quella della Shoa?
In ultima analisi vorrei porre l’attenzione di tutti quelli che hanno avuto modo di leggere il libro, sul finale che personalmente ho ritenuto essere troppo approssimativo e sbrigativo, al limite della banalità e del cattivo gusto.
E così un po’ trotterellando tra la noia e lo stupore, anzi forse persino la meraviglia, resta solo quell’odore di limoni, in un giardino fuori dal tempo, preludio di un Eden che conduce all’inferno.
Le SS ci guardano passare con occhi indifferenti:la loro opera è compiuta, e ben compiuta. Distruggere l’uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi. Eccoci docili sotto i vostri sguardi: da parte nostra nulla più da temere: non atti di rivolta, non parole di sfida, neppure uno sguardo giudice.
Ora ci opprime la vergogna.
Se questo è un uomo
Primo Levi