Non mi sono mai fatta scoraggiare dalla mole di un libro. Qualche volta dalla copertina lo ammetto, ma dalla mole mai. Può una storia essere giudicata dal numero di pagine necessario a raccontarla? Una poesia dal numero di versi che la compongono? Eppure alle volte rimango stupefatta. Sono invidiosa fino al travaso di bile di chi possiede quello che ai miei occhi è pari al Santo Graal per la cristianità: il dono della sintesi.
Questo racconto è piccolo. Davvero piccolo. Contiene in sé, in poco più di settanta pagine, l’intero orrore umano, la viltà, la pusillanimità ed altro ancora. “Destinatario sconosciuto” di Kathrine Kressmann Taylor che si firmò, vista la veemenza della storia considerata troppo maschile, utilizzando i soli suoi due cognomi Kressman Taylor, fu pubblicato nel 1938 dalla rivista Story ed anticipò al mondo le ignominie di cui si sarebbe reso responsabile il Terzo Reich. La Taylor raccontando una storia di singoli uomini finì per raccontare l’epopea di due popoli ed il titolo, che finchè il libro non è finito non ha un senso, diventa poi un pugno allo stomaco.
Le cose più banali nella vita di qualcuno possono assumere un significato impensabile.
Martin e Max sono amici, sono soci, sono uomini. Gestiscono una galleria d’arte e vivono in America fino al momento in cui il tedesco ariano Martin deciderà di tornare in Germania, il socio ebreo Max resterà invece in America ad occuparsi del loro lavoro. Il profondo affetto che li lega e gli affari comuni porteranno i due protagonisti a mantenere in vita il loro rapporto attraverso una viva corrispondenza. Il loro sodalizio, antico e profondo, perirà miseramente a seguito di una vicenda che coinvolgerà la sorella di Max, ex amante di Martin. L’amore e l’odio finiranno per confluire l’uno dentro l’altro dimostrando come alle volte il male non è altro che un’occasione.
Trattasi dunque di un racconto epistolare, lo si legge d’un fiato, non ci sono soste, eppure nel breve spazio che occupa nell’economia di una intera vita io ho trovato anche lo spazio per piangere. Si senz’altro i più rudi lettori mi disapproveranno, ma se ci si affaccia per un attimo sulla bocca dell’inferno credete davvero che le lacrime siano sintomo di un’ eccessiva sensibilità? Forse non di inferno classico può parlarsi, non ci sono demoni se non quelli che scuri agitano l’animo umano, niente forconi ma forche ed olio di ricino, ed i mostri quelli veri sono uomini alle volte biondi e dalla pelle chiara, fa sorridere amaramente pensare assomiglino a cherubini…
Ma questa non è la classica storia sul nazismo, i ruoli si intrecciano ed il finale lascia di stucco, ognuno sarà vittima e carnefice dell’altro. La Germania è protagonista insieme ai due vecchi amici, una terra fiaccata che accolse le parole di quello che all’inizio Martin definirà un folle e che in seguito diverrà pastore di un branco di belanti pecore. Non fu Hitler da solo a compiere gli orrori dell’Olocausto, non lo si può tacere, non basta che un folle proclami la purezza di una razza o la sua superiorità su di un’altra perchè l’infamia si compia, è necessario che le coscienze si spengano e con quelle il libero pensiero. Chi non pensa non esiste, meravigliosa attualità del brocardo cogito ergo sum.
La fortuna editoriale immediata di questo libro è stata seguita da un silenzio durato fino al 1995, a seguito di una sua ripubblicazione ha ricevuto di nuovo ampio respiro, a mio avviso ancora un’apnea. Detesto gli anticelebristi, neologismo sporco chiedo venia, chi non vuol festeggiare l’8 marzo, chi non ha voglia di celebrare la liberazione o chi ritiene inutile la giornata della memoria. Propongo che almeno 200 dei giorni presenti sul calendario siano dedicati alla riflessione, dedicare non è ghettizzare, celebrare non è sminuire, tenere a mente che quando la morale si spegne siamo preda facile di fanatismi d’ogni sorta non è di certo inutile. Questo non toglie ovviamente che tutti i giorni siano adatti anche oggi, e ieri, e domani.
Mi si permetta una piccola chiosa che spero possa essere considerata popolare e non populista e che non necessita di commenti da parte mia:
Art 3 Cost. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…….
Art 21 Cost. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione……..