Poche settimane fa si è parlato sui quotidiani ed in televisione di Giusi Spagnuolo. E’ la bella storia di una 26enne palermitana con sindrome di Down, che il 21 marzo scorso, ovvero proprio nella Giornata Mondiale delle persone con sindrome di Down, si è laureata presso la Facoltà di Lettere dell’Università del capoluogo siciliano, con l’ottimo risultato di 105/110, completando in tal modo gli studi del corso di laurea in ‘Beni demoetnoantropologici’. Ora sogna di diventare un insegnante elementare e già da qualche anno ricopre il ruolo di tutor nella scuola primaria ‘Montegrappa’. Erroneamente però è stata battuta la notizia che Giusi sia la prima ragazza con sindrome di Down a laurearsi.
Così tornando indietro nel tempo, nel 2007, troviamo Maria Francesca de Pasquale, nata a Galatina, classe 1982, laureatasi in Beni Culturali presso l’università del Salento. Amante della musica, della danza, del teatro e della poesia, Maria Francesca si occupa di attività culturali legate al volontariato, ed ha condotto la regia di un cortometraggio intitolato ‘Rappresentazioni-l’Università come laboratorio teatrale’, svolto nell’ateneo leccese, in cui lei stessa spiega come si può dare un senso alla propria quotidianità.
A laurearsi è stato anche Francesco Aglio. Nato nel cremonese nel 1984, si è laureato nel 2006 in Economia aziendale all’Università Cattolica di Cremona, con un soddisfacente 84/110. Molto bravo nel campo dell’informatica, non a caso ha conseguito l’ECDL, ama molto leggere. Nel gennaio del 2007 ha fatto il tedoforo per l’arrivo a Cremona della fiaccola olimpica ed ha lavorato presso la filiale dell’Adecco a Cremona. Il suo successo è dovuto molto anche al suo impegno nell’attività fisica. Seguendo il metodo del professor Glenn Doman, di Philadelphia, Francesco ha sempre svolto corse, camminate e lunghe nuotate, il tutto perché l’attività fisica favorisce l’ossigenazione del cervello, e per una persona con sindrome di Down, questo ha un valore fondamentale in quanto fa diminuire la balbuzie e fa aumentare l’attenzione.
Ritroviamo successi anche nel campo dello sport. E’ il caso di Davide Fattizzo, nato nel 1995, che ha debuttato lo scorso 21 marzo con la prima squadra della Fortitudo Trani nel campionato di serie C regionale di basket, mettendo a segno 4 punti contro la capolista Taranto. Appena due giorni dopo, a Mola, ha alzato per il secondo anno di fila la coppa provinciale under 17.
Tutt’altra storia quella di Eleonora Serci, 26 anni, di Cagliari. Ha conseguito il diploma di ‘sala da bar’ all’Istituto Alberghiero, ed ama le canzoni di Vasco Rossi e dei Rolling Stones, i film di Harry Potter, i libri di David Grossman, il computer, suonare le tastiere e disegnare. La sua storia personale è possibile leggerla nel libro ‘Il quaderno di Eleonora’, dove la ragazza attraverso i suoi compiti delle elementari e delle medie, attraverso i suoi disegni ed i suoi temi brevi, racconta di sé. L’idea del libro è nata dalla madre, che pazientemente ha raccolto tutto il materiale nel corso degli anni, in quanto notava che gli elaborati della figlia destavano interesse negli amici insegnanti, nei tirocinanti e negli operatori che frequentano il Centro Down di cui è socia. Anche in questo caso lo sport ha aiutato la crescita di Eleonora: nel periodo dell’infanzia ha praticato il nuoto per due anni, la ginnastica ritmica per tre ed infine il pattinaggio per undici anni.
Tali storie testimoniano che se la famiglia decide di seguire bene, in maniera corretta e costruttiva il proprio figlio afflitto da Trisomia 21, per quest’ultimo è possibile integrarsi nella società. Sono racconti questi, che evidenziano come non bisogna tenere ‘nascosti’ questi ragazzi nel proprio ambito familiare, bensì farli socializzare, educarli allo sport, credendo fortemente nelle loro potenzialità in modo da non farli sentire degli esclusi o degli emarginati. Mi piacerebbe poi che si parlasse di tali notizie non solo in occasione della Giornata Mondiale delle persone con sindrome di Down, ma anche durante gli altri periodi dell’anno.
Ogni giorno in Italia nascono in media due bimbi con sindrome di Down, il che equivale ad uno ogni 1.200 nascite. Ma nonostante si tratti di persone dotate di straordinaria sensibilità, spesso restano vittime di un’esclusione sociale che non rende merito alle loro potenzialità. Si stima, a tal riguardo, che solo il 10% di essi riesca ad accedere al mondo del lavoro.