La voce a te dovuta.
Solo il titolo fu un pugno allo stomaco la prima volta che lo lessi.
Dietro questa semplice frase , che è il titolo della bellissima raccolta poetica pubblicata nel 1933 di Pedro Salinas, famoso poeta madrileno, c’è la spiegazione di tutto un canzoniere, c’è la dichiarazione d’amore più bella e profonda degli ultimi anni, perché ogni parola, ogni punto, ogni virgola, ed ogni pausa sono sospiri e respiri di quest’uomo che si dannava e viveva per amore , una dichiarazione dedicata ad una sola donna. La voce a te dovuta ( “la voz a ti debida” in lingua originale ) è una raccolta di settanta poesie d’amore, di una semplicità quasi disarmante se pensiamo che siamo negli anni 30; è un canzoniere nel senso moderno del termine: non è vicenda autobiografica né una spiegazione del tema amoroso, ma una poesia continua, esasperante e passionale che si nutre di nulla se non d’amore , degli impulsi che detta , del ricordo, delle rovine che esso comporta, delle lacrime , del veleno e della paura. Salinas si mostra inerte e impotente, messo a nudo dalla forza di tale sentimento, alla continua ricerca dell’amata , sempre protratto verso il “più oltre”, lì dove solo i poeti arrivano. Forse è troppo personale ma, stavolta vi presento la mia poesia preferita, sperando che faccia breccia così come ha fatto con me.
Sì, al di là della gente
ti cerco.
Non nel tuo nome, se lo dicono,
non nella tua immagine, se la dipingono.
Al di là, più in là, più oltre.
Al di là di te ti cerco.
Non nel tuo specchio
e nella tua scrittura,
nella tua anima nemmeno.
Di là, più oltre.
Al di là, ancora, più oltre
di me ti cerco. Non sei
ciò che io sento di te.
Non sei
ciò che mi sta palpitando
con sangue mio nelle vene,
e non è me.
Al di là, più oltre ti cerco.
E per trovarti, cessare
di vivere in te, e in me,
e negli altri.
Vivere ormai di là da tutto,
sull’altra sponda di tutto
-per trovarti-
come fosse morire.
Di là, più oltre.
Quand’è che si arriva a cercare l’anima gemella non più in quest’ultima ma in noi stessi? Qual’è il momento esatto in cui si smette di vedere la persona che si ama di più al mondo intero all’esterno di noi stessi? Quand’è che la si sente vivere e crescere dentro di noi fino a cercarla oltre ciò che si vede , si sente e si vive?
Forse quando si arriva ad amare troppo ci si perde totalmente. Al punto da vedere e cercare l’immagine della persona amata dietro qualsiasi cosa ci si ritrova davanti. Oltre se stessi si cela il riflesso di chi ha ricevuto in dono il cuore, fino ad arrivare ad essere qualcosa di più della nostra stessa essenza, fino a trovarsi al di là del sangue che scorre nelle vene, fino ad essere più del potente battito, fino ad essere di più. Fino ad essere oltre.
Non sei
ciò che mi sta palpitando
con sangue mio nelle vene,
e non è me
E amare tanto al punto di sentirsi morire, e si… vivere al di là di tutto, dall’altra parte di tutto, come se nient’altro fosse importante.
Vivere ormai di là da tutto,
sull’altra sponda di tutto
-per trovarti-
come fosse morire.
Come fosse morire. Appunto.