Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.
La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.
Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.
Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l’amore non capisce,
perdono
ciò che l’amore non perdonerebbe mai.
Da un incontro a una lettera
passa non un’eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.
I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.
E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante.
È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.
Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.
«Non devo loro nulla» –
direbbe l’amore
su questa questione aperta.
Quanta potenza in pochi versi!
A scriverli è la più importante poetessa polacca vivente: Wislawa Szymborska.
Premio nobel per la letteratura nel 1996 per la capacità poetica che con ironica precisione permette al contesto storico e ambientale di venire alla luce in frammenti di umana realtà e insignita con numerosi altri riconoscimenti, la Szymborska ci ha regalato poesie preziose e importanti, sottese di temi filosofici ed esistenziali trattati con estrema eleganza e arguzia e con la semplicità propria dei più grandi autori.
I versi in questione possono essere definiti paradossali e ironici. La poetessa usa spesso questi espedienti e ancor di più quando parla d’amore, un sentimento che assume molteplici forme e che lei stessa celebra nelle diverse sembianze e situazioni in cui si manifesta nella vita.
L’idea di ringraziare le persone che non si amano è una soluzione originale e suggestiva. Il “Non amore” è qui trattato in chiave positiva, come unica condizione possibile per vivere in un orizzonte sereno e fisso, non lirico e non retorico, per comprendere ciò che ci circonda con piena lucidità, senza le preoccupazioni e le paure connesse al sentimento amoroso ( gelosia, ansia, nostalgia, confusione ).
La poesia resta di difficile interpretazione. Pensavo ad un’iniziale dicotomia tra il sentimento amoroso e l’amicizia, ma quest’ultima è sicuramente una delle forme che assume la passione e quindi difficilmente etichettabile come “non amore”.
La serenità e la pace che la poetessa attribuisce a queste ipotetiche persone che abitano la nostra vita senza scuoterla, colorarla o insaporirla, suona come una dolce rinuncia.
A cosa servirebbe mai la magia e la poesia di un paesaggio, di un concerto, di una mostra se non avessimo qualcuno di veramente importante al nostro fianco con cui condividerla?
La passione, l’amore, sono sentimenti che hanno in sé qualcosa di destabilizzante e poco rassicurante. Le persone che amiamo sono, molto spesso, una condanna; occhi, pancia, cuore, sangue…ogni parte di noi entra in gioco e diviene, inevitabilmente, più vulnerabile.
Immagino le persone che amano come guerrieri senza armatura che, senza paura, camminano con petto fiero e scoperto per sentire, fino in fondo, sulla pelle, il calore, l’aria primaverile, ma spesso anche la tempesta, i tuoni e le burrasche.
E sono proprio l’amore e la condivisione gli unici doni che abbiamo ricevuto per rendere ogni giorno speciale e degno di essere vissuto, per esorcizzare la paura della morte e le sofferenze connesse alla fragilità umana.
Stringere le mani in mani vuote è comodo, semplice e ha sicuramente un lato positivo: ci lascia in equilibrio.
Ma questa privazione rischia di tramutarsi, a lungo andare, in malinconia, noia e senso di vuoto.
Amore e non amore, in fondo, non sono altro che sinonimi di vita e non vita e questo, la nostra poetessa, lo sa bene!