“Ad Alda Merini. Nell’intimità dei misteri del mondo.”
Sono una piccola ape furibonda. Mi piace cambiare di colore, mi piace cambiare di misura. Così è stato sempre, fino all’ultima, irreversibile metamorfosi.
Appena giunta in questa città, mi son chiesta un paio di cose. Un altro paio senza che le chiedessi mi son subito sembrate chiare. Nel guardare questi enormi palazzi alzarsi accanto alla mia umile altezza, proiettavo la mia mente verso la ricerca di piccole oasi in cui potermi rifugiare dall’attacco di questi “mostri”, poi col passare dei giorni ho scoperto che le mie ricerche (comprendenti anche quella di una casa) sarebbero terminate in tempi brevissimi. E lo avrebbero fatto, trovando il loro item in uno dei posti più belli di questa enigmatica e cupa città. I Navigli (il Grande e il Pavese ad oggi) si diramano lungo le strade di Milano nella zona sud, e nella campagna padana trovano la loro fine. Sarà un segno ma è lì che ho trovato stabilità e ispirazione. I ponti, che in diversi metri si alternano alle strade, separano viottoli che non riescono ad incontrarsi. Le stradine che li abbracciano e li riempiono si nascondono perfettamente tra le case e i palazzi centenari che portano sulle mura i segni di vite passate e presenti.
Oggi passeggiando, in una di queste stradine ho trovato qualcosa che, ammetto la mia ignoranza, non pensavo ci fosse. Una casa della poesia, dedicata alla poetessa Alda Merini. In un’ex tabaccheria in Via Magolfa è stata inaugurata oggi 21 Marzo (80° anniversario della nascita della poetessa) una casa a due piani che ripropone fedelmente i luoghi dove la poetessa ha vissuto, suggestiva perché spirituale, a un passo dal suo Naviglio e capace di ospitare degnamente la sua anima. Nello spazio al piano superiore è stato invece creato l’ “Atelier della parola” un laboratorio dedicato ai giovani, dove si potrà imparare a costruire, smontare e rimontare le parole e a fare poesia (laddove si può “imparare a fare poesia”). Ad assistervi un gruppo di amici, parenti e amanti di una donna che in molti definiscono la migliore artista del Novecento, e che adesso vivrà per sempre nei luoghi a lei più cari.
“Uno che ha visto la miseria dei Navigli, non può capirne la ricchezza. Io la miseria l’ho vista, l’ho vissuta: le lavandaie, le povere e affaticate lavandaie, la nebbia che tutto copriva, i primi bar che vendevano le sigarette sottobanco perché era reato.
Ci sono nata, sui Navigli, un quartiere che era a misura d’uomo e che adesso ha perso tutto, a cominciare dall’amore. Ci sono nata, sui Navigli, e da qui partivo per i miei viaggi a piedi nella città.
Andavo in Galleria, a Montenapoleone, in piazza del Duomo, andavo nei negozi, andavo sulla strada. Incontravo Wally Toscanini, le sorelle Fontana, un giorno incontrai anche Enrico Cuccia: «”Senta dottore, ho fame” gli dissi. “Buon segno”, mi rispose lui».
Era una Milano dove esser figli di un assicuratore, un assicuratore come mio padre Nemo, era un segnale di benessere.
Il benessere… e la polenta. Vecchi miei Navigli. Oggi ci sono solo commercianti, troppi commercianti. E muratori: nessuno mi ha difesa da loro, che a colpi di piccone e con una gru che pareva uno strumento di tortura, si sono presi il mio solaio. Non c’è stato verso. C’è quest’isola pedonale, adesso. Le automobili non possono passare, e così, da me, a trovarmi, ormai vengono solo vecchi barboni.
Ridatemi la mia «Seicento», ridatemi la mia povertà… Non mi piacciono, «questi»Navigli. Non mi piace questa città che all’anziano chiede di tutto, e sempre di più, senza nulla dar in cambio. C’è qualcosa che mi attrae, del quartiere? Nulla, non c’è nulla.
Mi domandano: e perché rimani allora? Rimango perché qui ho vissuto con mio marito, qui ho creato le mie poesie. I canali, le acque, i battelli? Io chiuderei tutto, chiuderei i Navigli, ci farei una grande strada, un’Appia antica, larga, bella larga, infinita.”
Alda Merini
Nella giornata mondiale della poesia mi piace ricordare così La poetessa dei Navigli:
Dormivo,
e sognavo
che non ero
al mondo.
.
Anima mia che metti le ali
e sei un bruco possente
ti fa meno male l’oblio
che questo cerchio di velo.
E se diventi farfalla
nessuno pensa più
a ciò che è stato
quando strisciavi per terra
e non volevi le ali.