Si guardi soprattutto dalle donne[…]. Non accetti nulla da una donna. Né vino, né caffè, nulla da bere o da mangiare. Certamente ci metterebbero un filtro[…]. Questi filtri sono pericolosi. Berli non è piacevole. Disgustoso anzi. Vuol sapere di che cosa li fanno?[…] Sangue, sa, sangue catameniale[…]. Son gente ignorante. Lo mettono dappertutto, nelle bevande, nella cioccolata, nei sanguinacci, magari anche nel pane. Catameniale. Stia attento.
Questa è la raccomandazione che Carlo Levi riceve dal dottor Milillo una volta arrivato a Gagliano, paese della Lucania, dove l’autore fu mandato in esilio nel 1935, di cui ne parlerà nel celebre libro ‘Cristo si è fermato a Eboli’. Certamente questa avvertenza è arcaica, questa concezione della donna, quasi stregonesca, ci appare lontana anni luce dai giorni nostri. Oggi stiamo nel 2011, ci siamo evoluti, e come si dice, ne è passata di acqua sotto i ponti! Ebbene, la prossima dichiarazione risale a circa una decina di giorni fa, esternata da Monsignor Arduino Bertoldo, vescovo di Foligno, in tema di stupri contro le donne. “Se una donna cammina in modo sensuale o provocatorio, qualche responsabilità nell’evento ce l’ha perché anche indurre in tentazione é peccato. Dunque una donna che camminando in modo procace suscita reazioni eccessive o violente, pecca in tentazione”.
Praticamente, stando a tali parole, se agli occhi di un qualunque uomo, una donna cammina in maniera provocatoria, egli è quasi giustificato a dar vita ai suoi istinti più feroci e ferini. La vittima in questo caso sarebbe il carnefice, stregato dai movimenti della donna. Allora rileggendo le parole del dottor Milillo, mi viene da pensare che è assurdo che nel 2011, si possano avere ancora tali considerazioni sulla donna così retrograde. Tornando a ciò che ha detto Monsignor Bertoldo, vorrei poi capire se c’è un parametro di giudizio obiettivo ed universale che determini se una donna cammina in maniera sensuale e provocatorio o se al contrario cammina in modo tale da non suscitare reazioni agli occhi di chi la osserva.
A tal proposito, l’art. 3 della dichiarazione per l’eliminazione delle discriminazioni contro la donna, adottata il 7 novembre 1967 dall’assemblea generale dell’Onu, è molto chiaro. “Devono essere prese tutte le misure adeguate per educare l’opinione pubblica e ispirare in tutti i paesi il desiderio di abolire i pregiudizi e di sopprimere qualunque pratica, consuetudinaria o d’altro genere, che sia fondata sull’idea dell’inferiorità della donna”.
Io penso che l’opinione pubblica in Italia non sia ben educata per abolire certi pregiudizi nei confronti della donna, e non è certo che regalando mimose ci si mostra sensibili nei confronti di questa tematica così importante, per poi magari ritornare nella totale indifferenza negli altri periodi dell’anno. Né aiutano poi dichiarazioni come quella sopracitata, ancora più grave, a mio parere, perché detta da un uomo che rappresenta un’istituzione importante come quello della Chiesa. Mi piace concludere infine, citando il primo degli undici articoli che compongono la dichiarazione Onu per l’eliminazione delle discriminazioni contro la donna, che sintetizza a mio avviso molto bene il concetto che noi tutti dovremmo avere a tal riguardo, e che dovrebbe essere divulgato dagli uomini e dalle stesse donne di cultura.
“La discriminazione nei confronti delle donne, in quanto nega o limita l’uguaglianza dei diritti della donna rispetto all’uomo, è fondamentalmente ingiusta ed è lesiva della dignità umana”.