–Entra pure Steve, questa è la sala mensa
Steve si guarda intorno come un turista in un museo. In fondo alla stanza, dietro il bancone in alluminio che va da una parete all’altra, due persone sistemano i vassoi per il pranzo che si consumerà di lì a poco. Al centro della sala ci sono dei lunghi tavoli con sei sedute ognuno; sulla destra due finestre identiche a quelle della sala svago, mentre dall’altro lato, di fianco ad una porta, c’è un’altra vetrata da dove è possibile scorgere una piccola stanza
–Cos’è quella stanza?
–Quella è la piccola sala mensa del personale
–A cosa serve quella vetrata?
–Beh vedi, come avrai potuto intuire al Mind’s House ci piace avere tutto sotto controllo!
Steve dà un’occhiata alla telecamera sopra la porta di entrata
–Non bastano quelle a tenere sotto controllo la situazione?
–In linea di massima direi di sì, ma sai nel nostro lavoro più occhi hai meglio è. Vieni Steve, ti faccio vedere la tua stanza .
Su uno dei due lettini divisi da una finestra, c’è un uomo di mezza età seduto con le gambe incrociate che dondola avanti e indietro in modo quasi snervante. Ha pochi capelli, gli occhi spiritati e un sorriso stampato sulla faccia
–Allora Sean, sei contento? Steve sarà il tuo nuovo compagno di stanza.
-Ce..ce…ce..certo Jack, ma i….i..io tra po….poco va…va…vado via, mia mo….mo.. moglie sarà qu..qu…qui a mo….moomenti e mi po…po…porterà a ca..ca..casa
–Ah si certo Sean sta tranquillo, tua moglie verrà a prenderti presto!
–Ciao Sean
Senza mai smettere di dondolare Sean alza una mano per contraccambiare il saluto di Steve
–Dunque Steve, dammi un minuto, cercherò di essere molto chiaro
Improvvisamente Jack assume un tono di voce più serio, come quello di un maestro che si presenta alla propria classe il primo giorno di scuola
–Dovrò aspettarmi dei problemi da te?
–Non credo di seguirti; perché dovrei darti dei problemi?
–Ascolta Steve, io non so per quale motivo sei finito in questo posto, ma dal momento in cui hai messo piede nel reparto sei diventato affare mio, roba mia. Al primo impatto sembri un tipo abbastanza tranquillo ma dopo undici anni trascorsi qui dentro ti posso assicurare che la prima impressione non conta un fico secco. Segui le regole, rispetta gli orari e non farmi incazzare; se farai queste tre piccole cose allora non avremo nessun tipo di problema. Sono stato abbastanza chiaro Steve?
Gli occhi di Steve fissano quelli intimidatori di Jack
–Perfettamente Jack.
–Bene! La tua valigia è sotto il letto, vi aspetto fra poco in sala mensa. Buona giornata
Jack lascia la stanza tirandosi la porta e Steve, con una mano alla testa, assume la classica posizione del saluto militare
–Segui le regole, rispetta gli orari e non farmi incazzare. Sono stato abbastanza chiaro marinaio? Fanculo!
L’imitazione del Marines diverte molto Sean che indirizza il dito medio verso la porta
–Ahahahah!! Siii, f….fff…..fanculo c….ca…capitano Jack!
La porta dello studio viene aperta quasi contemporaneamente al “toc-toc” e un dottore dai capelli color rame fa il suo ingresso
–Ernest, ci sei?
–Sarei già fuori da venti minuti se tu fossi puntuale
La voce molto alta di Rooney proviene dal bagno mentre Paul va a sedersi alla scrivania del collega
–Stai diventando una suocera! Piuttosto dimmi, il vecchio dottor Duncan è qui?
–Lui è il boss Paul, è sempre qui!
–Chi c’è stanotte di turno?
–Credo Mark Palmer
–Ah, un altro giovanotto di sessant’anni! C’è altro che devo sapere?
Rooney esce dal bagno e si dirige verso un armadio a muro
–Si, abbiamo un nuovo paziente; quel Taylor di cui ti ho accennato stamattina. Sulla mia scrivania c’è la sua scheda e ho anche buttato giù una prima diagnosi dopo il colloquio.
Paul prende la cartellina di Rooney e inizia a leggere ad alta voce il suo contenuto
–Questo soggetto di quarant’anni manifesta una lunga storia di ambivalenza affettiva nelle relazioni intime che comincia ancora nella prima infanzia. Una stretta relazione con la madre diventa fredda nell’adolescenza. Una condizione di distanza affettiva con il padre diventa invece particolarmente intensa. E’ assente la stabilità emotiva. I tentativi che egli fa di mostrarsi controllato emozionalmente con la propria moglie e con i figli sono punteggiati da scatti d’ira e, nel caso dei bambini, dall’uso di sistemi di correzione corporale.
Ora dà una rapida occhiata alla scheda mentre Rooney infila una giacca tirata fuori dall’armadio
–Un bel tipetto questo Taylor!
–Già! Ho chiesto a Jack di tenerlo d’occhio anche se non credo sia pericoloso
Rooney apre la porta che dà nel corridoio
–Ehi! Mi sembra che anche a te hanno dato uno studio, eppure sei sempre nel mio
-Ecco vedi il mio è troppo disordinato, ci sono mutandine di donne dappertutto
-Si certo! Ci vediamo domani Casanova!
I tavoli della sala mensa sono per metà occupati e la fila che c’è davanti al bancone del cibo finirà per occuparli tutti. I vassoi che i pazienti fanno scorrere sul piano in alluminio vengono man mano riempiti da vaschette argentate contenenti le varie pietanze. Steve è in fila insieme a Sean e una volta terminata si dirigono verso il primo tavolo dove ci sono altre quattro persone
–V…vieni St… Steve se…se…sediamoci qu…qui, v…voglio pr… pres…
–Lascia perdere Sean! Ciao Steve, io sono Frank, loro sono Tony, Michael e Vincent
–Piacere di conoscervi
Frank ha dei tagli sul volto come quelli provocati da un rasoio
–Allora Steve, che ci fai qui? Ad una prima occhiata non si direbbe che sei matto!
–Che domande Michael, non vedi? Porta la fede al dito, è senza alcun dubbio pazzo!
La parlantina di Vincent è molto veloce e ogni parola è accompagnata da un gesto altrettanto rapido
–Non cominciare con la tua teoria del cazzo Vincent!
-La mia non è una teoria sacco di merda, è una constatazione
–E quale sarebbe questa constatazione?
Le palpebre di Tony hanno un battito frequente e prolungato
–Semplicemente che la donna è l’essere vivente meno adatto alla convivenza prolungata con un uomo; sono troppo diversi.
–Chiudi quella fogna vecchio pazzo!
–Ok brutto bastardo, vuoi degli esempi? Ti accontento subito: riesci a spiegarti come mai gli uomini si svegliano dello stesso aspetto con il quale sono andati a dormire mentre le donne in qualche modo si deteriorano durante la notte?
–Che stronzata!
–Non ho ancora finito palla di lardo! Michael, mi sai dire in media quanti oggetti ha nel bagno un uomo?
–Mhmmhmh……… non ne ho idea!
–Sei oggetti: uno spazzolino, un dentifricio, la crema da barba, un rasoio, un sapone e un asciugamano rubato in un albergo. Una donna in media ha trecento oggetti, la maggior parte dei quali un uomo non riesce a identificare
Tutti ridono divertiti dal monologo di Vincent
–Mi spieghi allora perché la gente continua a sposarsi?
–E’ molto semplice Tony: una donna sposa un uomo sperando che cambi…e lui non cambierà, un uomo sposa una donna sperando che non cambi…e lei cambierà
–Che spiegazione del cazzo vecchio bastardo!
–A proposito di bastardi, ecco che arrivano quelle due serpi di Matt e Kevin
Michael si riferisce ai due infermieri che avevano portato via Tom
–Hei Sean! Ho saputo che ti sei fatto una nuova fidanzatina
–Magari adesso non vuole neanche più che la moglie venga a prenderlo
–Ti sb…bbbagli Matt, lei s…s…sarà qu…quì fra p…p…poco
–Ah si certo, verrà a prenderti con suo marito
I due, ridendo, si dirigono verso il bancone del cibo
–Non starli a sentire Sean. Lasciali perdere
Frank segue con uno sguardo sprezzante i due infermieri che entrano nella piccola sala mensa del personale dove stanno già consumando il pranzo Jack e Bill
–Ecco! Ora si chiudono nella loro gabbia, lontano da noi, come se avessimo la lebbra
–Dove hanno portato Tom? Cos’è la bottega?
Tutti tornano a mangiare come se non volessero parlarne
–La bottega degli orrori è il nome che noi diamo alla stanza dove fanno gli elettroshock!
–Capita spesso che qualcuno finisca lì dentro?
–Quasi tutti ci sono passati almeno una volta ma credo che Frank detenga il record
Dopo un breve silenzio Michael, pur sforzandosi, non riesce a trattenere la risata che contagia rapidamente i suoi commensali.
Seduti a formare un cerchio nella piccola sala riunioni, dieci pazienti, tra cui Steve, ascoltano il dottor Rooney che sta per terminare la sua solita seduta di gruppo settimanale
–Allora signori, se non c’è nient’altro di cui volete parlare, direi che per questa settimana abbiamo concluso. Prima di lasciarci volevo rammentarvi che, come avrete notato, da qualche giorno abbiamo un nuovo ospite e io confido in voi affinché lo facciate sentire a proprio agio. Se non sbaglio questo è il tuo quinto giorno Steve, come ti sono sembrati?
–Direi rilassanti! Tra l’altro da quando ho messo piede qui dentro non accuso più nessun fastidio, nessuna voce.
-Bene Steve! Questo significa che i farmaci e l’ambiente ti stanno giovando
–Bhaaa! In tutta la mia vita non ho mai sentito fesseria più grossa. Lui non è affatto pazzo! Passa tutta la giornata a scrivere e a fare domande, mi dia ascolto dottore, quest’uomo sta tramando qualcosa di losco all’insaputa di tutti. Chi sei tu? Chi ti manda? Sei della CIA?
Il tono di voce di Tom è molto agitato
–Sta calmo Tom, non agitarti. Steve non è né un agente della CIA né della FBI, è soltanto un uomo che ha bisogno del nostro aiuto. Credi davvero che non siamo in grado di distinguere se un paziente mente o dice la verità?
–Questa domanda bisognerebbe farla alla signora Deveroe.
Il volto di Rooney assume l’espressione di chi è stato preso in castagna, inoltre i pazienti si trattengono a malapena dal ridere
–A quanto pare la primavera vi mette tutti di buonumore. Devo dedurre quindi che per oggi non avete bisogno della passeggiata in giardino. Buona giornata signori.
L’uscita di Rooney è seguita dallo scoppio di una risata generale
–Chi è la signora Deveroe?
–Ehi Vincent! Spiega a Steve chi è la signora Deveroe
–Ahahahahah, mio Dio… la signora Deveroe… ahahahahaha
Vincent cerca di tornare serio
–Ok Steve: circa un anno fa, in piena notte, si presenta un tizio giù all’ingresso dicendo che in macchina con la moglie c’è una signora che per poco non ha investito perché si trovava in mezzo alla strada quasi nuda. Il tizio dice che la signora gli ha raccontato di essere un po’ suonata e che è scappata da una clinica psichiatrica di New York e di essere arrivata fino a lì facendo l’autostop ahahahahaahaahaha
Vincent riprende a ridere e con lui gli altri pazienti
–Beh, allora!
–Quella notte era di turno il dottor Nees, il quale, dopo aver preso le generalità della signora e una volta accertatosi che fosse effettivamente suonata, contatta la clinica di New York. Quest’ultima gli conferma il fatto e, con il benestare del dottor Duncan, si accordano nel farle passare la notte qui da noi e poi all’indomani un’ambulanza sarebbe venuta a prelevarla. Il giorno dopo il dottor Rooney alle otto in punto si presenta in ospedale ignaro di quello che è accaduto. Il dottor Nees, finito il turno, lo mette al corrente di tutto e gli dice che di lì a poco un’ambulanza sarebbe venuta a prendere la vecchia suonata, cosa che accade dopo circa due ore. Il dottor Rooney accompagna i due infermieri newyorkesi nella stanza della matta e, una volta arrivati, rimangono sorpresi nel trovare questa signora in attesa fuori la porta del bagno con il cappotto addosso e la borsa sotto il braccio, pronta per uscire. A quel punto la signora dice di trovarsi lì ad aspettare che si liberi il bagno perché è convinta di aver lasciato la sua fede sul lavandino ahahahahahahah
Le risa di Vincent e del resto dei pazienti sono sempre più rumorose
–Andiamo Vincent, finisci di raccontare
–Dall’alto della sua esperienza, il dottor Rooney cerca di prendere in mano la situazione dicendole di stare calma e che i due infermieri l’avrebbero accompagnata a casa. La signora dice di non capire e comincia ad agitarsi a tal punto che i due infermieri devono portarla via con la forza non senza prendere qualche ceffone dalla signora che continua a gridare “lasciatemi stare”, “che volete da me”, “dove mi portate” ahahahahahahahah
–Mi hai stufato Vincent! Me la vuoi raccontare questa storia o no?
–Ahahaha…aspetta, adesso viene il bello. Dopo circa tre ore il dottor Rooney riceve una telefonata dalla caposala della clinica di New York la quale gli dice che deve esserci un equivoco perché la loro paziente, la signora Connely, ha almeno dieci anni in più di quella sconosciuta che è arrivata in ambulanza ahahahahahah. Tra l’altro, continua la caposala, la signora era talmente turbata durante il viaggio che gli infermieri sono dovuti ricorrere ad un potente calmante e ora dorme beatamente in una stanza. Il nostro caro dottore cade dalle nuvole e, con l’ausilio della signorina Elisabeth, cerca di spiegarle che dai documenti presentati dalla matta risulta essere proprio la stessa signora Connely. A quel punto alla caposala non resta che controllare i documenti della sconosciuta. Prende la borsa, estrae i documenti e viene fuori che la tizia si chiama Doraty Deveroe ahahahahahah. Cosa avrei dato per vedere la faccia del dottor Rooney quando Elisabeth gli ha comunicato che la signora Deveroe era una delle nuove inservienti del Mind’s House ahahahahahah!
La sala è nel delirio più totale e Vincent non riesce neanche a parlare
–…era la nuova donna delle pulizie ahahahahahahah. La signora Deveroe quella mattina aveva appena smontato quando si accorge di non avere la fede; allora decide di tornare all’ospedale e verificare se è in una delle stanze che lei ha riordinato. Quando giunge in quella della signora Connely si dirige verso il bagno, lo trova occupato e rimane ad aspettare ahahahahahahah. Proprio in quel momento arrivano il dottor Rooney e i due infermieri e la portano via ahahahahahah mentre la vera signora Connely è nel cesso a pisciare ahahahahahahahah. Una volta risolto l’enigma il dottor Rooney si reca nuovamente nella stanza del fattaccio e trova la matta a dormire profondamente ahahahahahahahah
Il caos generato dal racconto di Vincent è talmente rumoroso da rendere inevitabile l’intervento di un infermiere
–Che diavolo succede qui dentro? Andiamo figli di puttana, uscite tutti fuori da qui>
La sala inizia a svuotarsi mentre Steve resta seduto intento a scrivere qualcosa su un bloc-notes
–Che fai Steve?
–Oh…niente di importante! Scrivo due righe ai miei figli
– E’ incredibile vero?
–Cosa?
–Scambiare una persona perfettamente equilibrata per una malata di mente
–E’ una questione di etichettamento Frank; mai sentito parlare di labeling?
–Che vuoi dire?
–Vedi Frank, dal momento in cui si attribuisce ad un soggetto una diagnosi psichiatrica, qualunque reazione questi possa manifestare non fa altro che confermare la diagnosi di malattia mentale. Reazioni che in altri contesti sarebbero ritenute perfettamente sane. Quando la signora Deveroe ha cominciato a ribellarsi, ha paradossalmente confermato al dottor Rooney che aveva a che fare con una donna certamente affetta da alterazioni psichiche e che quindi era proprio lei la persona da prelevare. Ma chi al posto della signora non si sarebbe ribellato? Quale persona non si sarebbe alterata?
–Già, è assurdo! Cosa ci fai qui Steve? Perché non torni a casa? Non sarai della CIA ma su una cosa Tom ha ragione…tu non sei pazzo!
–Di sicuro lo sono più di te! Tu perché sei qui?
–Semplicemente perché due anni fa ho deciso di vivere la mia vita secondo le mie scelte e non secondo quelle dei miei genitori o degli strizzacervelli
–Che ti è successo due anni fa?
–Nulla di particolare, sono stato licenziato. Avevo trent’anni, una casa di proprietà e, invece di cercare un altro lavoro, ho preferito prendermi un periodo di tempo per leggere e studiare e vivere dei miei risparmi. Mi sono interessato particolarmente allo studio della Bibbia e alla pratica dell’ebraismo ortodosso; quindi ho lasciato che mi crescesse la barba secondo le prescrizioni del mio credo e ho iniziato una stretta osservanza delle restrizioni dietetiche
–E allora! Dov’è il problema?
–Il problema si è presentato quando ho dovuto spiegare ai miei genitori che non stavo impazzendo. Non mi vedevano da cinque mesi e quando sono venuti a casa mia a stento mi hanno riconosciuto. Avevo perso tredici chili, portavo barba e capelli lunghi e, inoltre, non potendo più permettermi una donna delle pulizie, casa mia era diventata una vera topaia. Così hanno mosso i passi necessari per autorizzare il ricovero contro la mia volontà!
–E quali sintomi hanno riscontrato per giustificare l’ospedalizzazione?
–Beh, pare che le mie idee deliranti di dover essere vegetariano, di portare la barba e di osservare le prescrizioni della mia religione, sono state sufficienti perché il tribunale ordinasse il ricovero coatto richiesto dai medici con la motivazione che in queste condizioni potevo essere pericoloso per me stesso e per gli altri
–Da quanto tempo sei qui?
–Duecentoventisei giorni oggi e sembra che la situazione sia ancora al punto di partenza
Frank infila la mano nella tasca destra dei pantaloni e tira fuori un foglio di carta piegato
–Mensilmente l’ospedale invia ai miei genitori una lettera che li tiene aggiornati sul mio stato; puntualmente mia sorella le ricopia e le porta a me. Questa è l’ultima e voglio leggertene un pezzo perché credo sia importante, ascolta: – “presenta ancora tutte le convinzioni deliranti a proposito della sua barba, del regime dietetico e dell’osservanza religiosa che presentava prima del trattamento. Speriamo, continuando il trattamento, di riuscire a modificare alcune di queste convinzioni, in modo che possa condurre un’esistenza ragionevole” – Vuoi sapere in che consiste il loro trattamento? In cinquanta sedute di insulino-terapia e trenta di elettroshock in meno di otto mesi senza considerare la quantità di Thorazine che usano ogni volta che decidono di radermi; e sarei io quello che dovrebbe condurre un’esistenza ragionevole?
–Non possono trattenerti ancora per molto. Fidati di me, a breve tornerai nella tua topaia!
A lunedì prossimo per la quarta ed ultima puntata…