Avete mai provato a raccontare un vostro sogno a qualcun altro? È così noioso, perché sembra sempre che il sogno evapori proprio perché lo si racconta. Un romanzo, per me, è tentare di costruire quel tipo di recipiente che contiene l’essenza del mio sogno, e il desiderio di non farlo evaporare. Tenere nascosti i propri segreti, senza dirli a nessuno, almeno fino a quando non si è sicuri di aver costruito un vaso capace di contenere tutta l’intensità e la purezza di quel sogno: questo è scrivere un romanzo.
(P.Pullman)
Di solito il secondo capitolo di una trilogia dovreb’ essere un cuscinetto preparatorio al gran finale, una specie di standby, ma questo libro ha ben poco da biasimarsi ed anzi si presenta non solo come opera eccezionalmente ben filata, ma anche come fonte d’ispirazione per gli scienziati più minuziosi.
La Lama sottile è il secondogenito della trilogia di “Quelle oscure materie”, che vede come suo predecessore il libro reso famoso dalla sua trasposizione cinematografica “La bussola d’ oro”, che facendo fiasco al botteghio, non ha avuto il grande onore d’essere ricordato alla storia come una trilogia, ma come episodio isolato con fiale aperto. In ogni caso, per i più curiosi di noi, appasionati del genere fantasy ma anche per coloro che volessero sapere come prosegue la storia della piccola Lyra, seguitino pure a spoilerarsi.
Dunque, avevamo lasciato Lyra, nell’atto di incamminarsi sul ponte costruito dal padre, Lord Asriel, verso un ignoto nuovo mondo, sola. Lyra, si troverà così a Cittagazze un luogo strano e deserto i cui abitanti sono fuggiti, perché la città è infestata dagli Spettri, esseri invisibili che si nutrono della consapevolezza, la coscienza di sé degli adulti, lasciandoli simili a zombi, vuoti e spenti. I bambini sono immuni agli Spettri, perché non hanno ancora sviluppato del tutto la consapevolezza. In questa cittadina conosceranno Will che ha solo 12 anni, ma ha già le responsabilità di un adulto, poiché deve prendersi cura della madre, instabile di mente in seguito alla scomparsa del marito.
I due ragazzi tornano poi nella Oxford di Will, sperando di trovare qui le risposte ai loro interrogativi. Will indaga sulla spedizione a cui ha partecipato il padre e scopre che includeva una ricerca sulle particelle atmosferiche, mentre Lyra, alla ricerca di uno studioso che le possa spiegare qualcosa in più sulla Polvere, incontra Mary Malone, una scienziata che ha scoperto l’esistenza delle Ombre (Shadows), la stessa identica misteriosa entità conosciuta da Lyra come Polvere. Ma ciò che Lyra non sa è che Mary ha scoperto che tale entità è conscia di sé, è consapevole di esistere. È la consapevolezza della Polvere che fa funzionare l’aletiometro ed è sempre la Polvere a circondare il pensiero umano e la materia.
L’obiettivo di Mary Malone è quello di trovare un modo per comunicare con queste particelle di Polvere e scopre di poterci riuscire solo dopo essere venuta a conoscenza di una misteriosa “profezia” che metterà in serio pericolo Lyra. Mary non sa esattamente cosa dovrà fare e ad un certo punto della storia il suo personaggio comincia a prendere un piega particolarmente perversa. Nel frattempo Will viene in possesso della famosa lama sottile , quella del titolo, un coltello speciale che può tagliare qualsiasi superficie e può aprire finestre tra i mondi. Attraverso varie peripezie riuscirà ad ottenerla ma nell’atto di condividere la propria vittoria con Lyra, scopre che quest’ultima e sparita e bisognerà attendere il prossimo libro per capire che fine avrà mai fatto, anche se personalmente, me n’ero fatta un’ idea ben precisa anche senza gettarmi a capofitto ne “Il cannocchiale d’ambra”.
Ora che anche voi siete a conoscenza della trama posso condividere con voi delle mie opinioni personali riguardo queste pagine. Innanzitutto ritengo che questo libro non debba essere consigliato come lettura da bambini, come tra l’altro non dovrebbe esserlo nemmeno “Il piccolo principe”, ma questa è un’altra storia, ciò che intendo dire è che gli avvenimenti e la trama di questo volume possono essere compresi nel loro splendore solo da un pubblico maturo che possa ricollegare la fantasia a teorie e ipotesi trasportabili nel mondo reale. Cercherò di spiegarmi meglio. Quando ho letto dei mondi paralleli, mi è balzata alla mente la teoria dei “molti mondi” sostenuta dalla matematica quantistica, che vede nel suo esponente maggiore il fisico Hugh Everett III, il quale sostiene che un mondo parallelo sia un ipotetico universo separato e distinto dal nostro ma coesistente con esso; nel senso scientifico del termine che nella stragrande maggioranza dei casi immaginati è identificabile con un altro continuum spazio-temporale e l’insieme di tutti questi universi paralleli è detto multiverso.
Sono spunti abbastanza interessanti se ci riflettiamo, spunti che probabilmente non potrebbero suscitare risposte adeguate in un bambino di 10-12 anni, anche se padre Google fa miracoli!
Il libro in ogni caso risulta essere per me quello più interessante della trilogia, probabilmente perchè tocca la tematica degli “Alieni” o delle “Sliding doors” da me tanto venerate. Resta di fatto che se Lyra arrivasse sul nostro pianeta potrebbe anche rimanerne, sconvolta, altro che spiriti, dovremmo adottare le parole di J. Handey
Se arrivassero gli alieni dallo spazio profondo e dopo avergli mostrato la nostra civiltà quelli ci sfottessero, dovremmo dire che stavamo solo scherzando, che questa non è davvero la nostra civiltà ma una gag che speravamo gli sarebbe piaciuta. Poi dovremmo dirgli di tornare dopo vent’anni per vedere la nostra VERA civiltà. Dopodiché dovremmo partire con un programma a tappeto per preparare una nuova e avanzatissima civiltà. Oppure semplicemente sparargli mentre fanno ciao ciao.
Non avrei potuto concludere in modo migliore, Sante parole! Dunque, non mi resta che augurarvi un buon week-end.