Ivano si disse di tirare. Più forte di quanto non avesse mai fatto fino a quel momento. Continuava a ripetersi che suo padre una volta gli disse “non andare nel panico troppo in fretta, sii uomo. Puoi farcela.”
Le sue braccia non volevano più saperne e se avessero potuto gridare forte lo avrebbero fatto: avrebbero mollato il manubrio per seguire il pendio che portava a casa, ma il comando spettava alle gambe, e alla curva che stava per arrivare se ne sarebbe accorto eccome.
“Rallenta, tesoro. Che ti prende?” gridò Marta alle sue spalle. Non riusciva più a stargli dietro, era come un lampo. “Per favore,” ripeteva inutilmente.
Non poteva fermarsi più. Non poteva tornare indietro. L’unica voce nella sua testa era “Se non senti dolore, non puoi vincere”. Voleva arrivare in cima alla collina con la stessa voglia che un ragazzino ha di spingersi dietro a un pallone per tutte le ore di un giorno.
Poi il sudore fece il resto, staccando le mani da una presa impossibile da conservare: prima che potesse rendersene conto, il suo corpo scivolo vià dalla bicicletta e si ritrovò contro una roccia ai lati della strada, in mezzo a uno stormo di colombe viola. Via la luce, di colpo.
Come uscita da una fontana misteriosa, tutta la sua memoria prese a circondarlo e la vita si sedette un pò per volta sugli spalti spettatori del suo corpo: lentamente ogni lampo si fece da parte e lasciò che una sola immagine gli venisse incontro, il suono sordo di una bomba, un lampo di sole, lo sciame di polvere rossa di Bala Murghab.
Allora correva di nuovo, ma a piedi, e tutto il peso della sua uniforme gli franava addosso mentre si inginocchiava a soccorrere qualcuno: con orrore si rese conto che stava per vederlo morire una seconda volta, cercando inutilmente di fermare il suo sangue senza riuscirci.
La paura è un ingranaggio meccanico, non c’è cuore esattamente come nel coraggio. Non c’è sentimento, è come un tono di colore che si posa sul mondo in pochi istanti, un veleno che dilata le pupille e la percezione. Qualcuno ti mette in bocca una sigaretta e la accende, e tu non fumi ma non c’è problema perchè hai altro a cui pensare.
“Stai tranquillo, guardami e resta con me: mò torniamo a Roma, stai bene”. Parole vuote come l’aria che si prende le occasioni perse. L’uomo a terra lo ascoltava ma non lo sentiva, guardava in basso come per guardarsi i piedi che forse non avvertiva più. Forse non ci sarebbe più salito sopra per camminare, e sarebbe stato pure fortunato.
Poi le colombe viola si stinsero, e tutto il bianco si mangiò la vista: da una specie di nebbia dolorosa Ivano si trovò Marta a cavalcioni. Come quando mi viene sopra per scopare, pensò.
“Gesù Cristo,” disse lei. “Non ci speravo più”.
Lungo il tragitto per l’Ospedale, Ivano pensò che l’avrebbe rifatto: forse aveva solo tirato un pò troppo, ma un giorno si sarebbe inculato pure il Mortirolo, e avrebbe portato sullo Stelvio la bandiera Italiana, poi sarebbe sceso fino al mare, senza peso per centinaia di chilometri. Lui la domenica poteva alzarsi sulle sue gambe, e andare a mangiare qualcosa, portare i figli a scuola, fare tutto: aveva solo avuto culo, qualcosa doveva pur fare per ringraziare. Voleva rendere il conto di qualcun altro.
A volte di notte restava sveglio nel buio a guardarsele, quelle gambe. Fingeva di essere il suo collega morto, e immaginava cosa potesse aver provato. Allora gli venivano anche in mente le risate fatte insieme, e la mensa della base, e le foto dei figli di quel disgraziato, e piangeva un pò, ma poco. Quasi un fischio sottile, per non svegliare Marta.
Poi si scuoteva, si seppelliva nel cuscino e non si muoveva più finchè il panico non si portava il resto della notte, e lui si teneva un paio d’ore per il sonno.
“Valeva la pena di rischiare la morte per nulla?” gli disse piano la moglie mentre la barella entrava al Pronto Soccorso.
Ivano non lo sapeva.
Voleva solo lasciarsi qualcosa alle spalle.
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Alla memoria di Luca Sanna, Caporal Maggiore della Julia, 33 anni, morto in Afghanistan per un mutuo ed un Paese pieno di ignoranti e di mignotte che non smettono di parlarsi addosso e non si fanno più domande.
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