Preghiera
A te sian lodi e gloria nel più alto
del Cielo, ove regnasti, e nel profondo
dell’Inferno ove, vinto, ancora sogni,
o Satana, in silenzio! Fa’ che l’anima
possa a te accanto riposarsi sotto
l’Albero della Scienza, un giorno, quando
sopra la fronte, come un nuovo Tempio,
i suoi rami per te si allargheranno!
Charles Baudelaire
La “Preghiera” risuona come una speranza che pare davvero stia a cuore al “fedele” che la recita, guarda con pietà il soggetto che canta, lo risolleva e lo venera come chi voglia vederlo rinascere; la figura satanica è una figura dantesca, immobile e pensosa, triste, priva di movenze anche “mentali” quasi meccanica, l’anima gli s’avvicina e si distende, lui non la tocca, forse non ci prova neanche.
Dante lo descrive in modo agghiacciante, non è una preghiera la sua ma una misera descrizione:
“…
Con sei occhi piangea, e per tre menti
gocciava ‘l pianto e sanguinosa bava.
…”
Eliot definisce le “Fleurs du Mal” il più grande esempio di poesia moderna, in essa non bisogna ricercare confessioni né complicità sentimentali, abbandoni lirici né esaltazioni morali civili o religiose, né paesaggismo sereno o tormentoso o realistico; è un colloquio col lettore, Baudelaire stesso lo palesa nel primo componimento del suo canzoniere. Un colloquio con un lettore che non ricerchi nella poesia le caratteristiche alle quali spesso la si accomuna, definito dal francese lettore non ipocrita, definito da me lettore mediocre!
Il cantore dello spleen rievoca tutte le sue artistiche forze cantando il tedio ed il grigiume nel modo più artistico ed estetico possibile, creando così una contraddizione interna al suo lavoro che illumina ancor di più le sue esitazioni esistenziali ed umane; se davvero ne fosse affetto in modo tanto violento.
Si trovò a stento qualsivoglia forma umana,
tutt’in giro, frementi, riscoprendo l’
amore del tempo e lo sciogliersi
delle sveglie quotidiane prima ancora
di poter parlare. “devi costruirti una visione
se mi vuoi ancora”.