A chi non teme il dubbio, a chi si chiede i perchè senza stancarsi e a costo di soffrire di morire; a chi si pone il dilemma di dare la vita o di negarla : questo libro è dedicato da una donna per tutte le donne
Una donna, una scelta, una confessione: Oriana Fallaci si misura nelle pagine di Lettera a un bambino mai nato con la gravidanza che nell’immaginario comune è il periodo più bello che l’universo femminile vive. Non sempre però.
Non lo è quando la scelta è tra la vita e la morte, quando è qualcosa di inaspettato e in fondo in fondo non voluto…certo parlare di morte a un esserino ancora poco formato sa di bontà romantico, sa di perbenismo latente.
La donna sceglie, sceglie di dare la vita, di dare un nome, di dare un futuro…sceglie; ma quanto costa questa decisione, quanta sofferenza porta con sè la consapevolezza di mettere al mondo e alla deriva di questo chi non ha la facoltà di decidere…o di togliere la possibilità ad una “eventuale vita” di essere e arrivare poi a confrontarsi con la realtà, di fare proprio uso del regalo ricevuto in una maniera o nell’altra.
In meno di cento pagine, una donna si confessa…a se stessa e a quella parte che l’ascolta senza poter parlare, che subisce senza poter agire, che è in balia della sua creatrice e non vi si può opporre non fin quando da lei si nutre, da lei si forma, attraverso di lei nasce…se nasce…
Mai due estranei legati allo stesso destino, furono più estranei di noi; mai due sconosciuti uniti nello stesso corpo furono più sconosciuti di noi, più lontani
Essere madre diventa per la protagonista del libro un fardello pesante da portare avanti e da il via a una dolorosa riflessione su quanto questa scelta sia giusta o meno: la donna non ha nome, non ha età, non ha stato: è l’emblema della donna per eccellenza forse, dove non è importante la sua particolarità quanto solo il suo ruolo…è insieme tutte le mamme e nessuna, nel momento in cui non ci sarà alcun bambino a considerarla tale.
Egoismo, paura, incertezza vanno a braccetto in questa storia che diventa un’interrogativo universale, spaventosamente universale.
E se il bambino non volesse nascere? E se non fosse giusto scaraventarlo in un mondo che sa poco della serenità uterina? E se si potesse evitare di dargli il dispiacere di vivere?
E se per lui non fosse un dispiacere?
Chi può decidere …solo lui, l’eventuale nascituro; e qui il paradosso della vita: come può decidere cosa vuole chi non esiste ancora?
Allora la scelta , il rischiare per dare o il togliere per proteggere.
Nel suo monologo, la donna immagina un processo, dove alla presenza di personaggi del suo quotidiano, le cadono addosso accuse pesanti, viene ritenuta responsabile…da chi? Dal bambino diventato uomo che la giudica colpevole perchè lei si sente colpevole…
ma io ti perdono mamma; non tornare al nulla con me, io nascerò un’ altra volta…