L’anno che è appena incominciato rappresenta il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia. Ma si può dire che oggi, nel 2011, il popolo italiano si senta fortemente unito? Veramente si può non parlare più della tediosa questione tra Nord e Sud del Belpaese? Realmente i problemi che affliggono il Meridione vengono sentiti dagli abitanti del Settentrione e viceversa?
Io penso che fin quando politici, scrittori, giornalisti, intellettuali e via discorrendo, si uniscono a creare divergenze tra le varie parti del popolo italiano, non si potranno mai risolvere le questioni sopracitate, ma anzi, si farà in modo che le problematiche verranno affrontate in maniera sempre più superficiale e si acuirà il dibattito tra Nord e Sud riempiendolo di molti luoghi comuni. Ritengo che coloro i quali fanno cultura nel nostro Paese, non possono scendere nel più misero populismo, ma al contrario dovrebbero creare un’identità culturale italiana molto forte, cosicché anche le frange meno acculturate del popolo italiano potrebbero avvicinarsi, attraverso la cultura, ad un sentimento forte di unità nazionale.
Questa idea era molto forte nel periodo del Risorgimento. Vincenzo Cuoco, come gli intellettuali illuministi, riponeva le sue speranze nell’istruzione, tant’è che nel 1803 fondò il quotidiano ‘Il giornale italiano’, con lo scopo di contribuire a formare uno spirito nazionale ed educare gli italiani agli ideali dell’unità e dell’indipendenza. Tra il 1804 e il 1806 Cuoco pubblicò ‘Platone in Italia’, misurandosi in tal modo con la letteratura. Il romanzo, redatto in forma epistolare, ottenne un grande successo. Esso tratta delle peregrinazioni immaginarie nella Magna Grecia del filosofo Platone in compagnia del suo discepolo Cleobulo; durante il viaggio, entrambi scoprono le tracce di una civiltà ‘italica’ antecedente la conquista greca, dimostrando in tal modo che l’Italia è la culla dell’intera civiltà occidentale. Cuoco nel ricordare ai suoi lettori le glorie trascorse d’Italia, disse che mirava “A formar la morale pubblica degl’italiani, ed ispirar loro quello spirito di unione, quell’amor di patria, quell’amor della milizia, che finora non hanno avuto”. In realtà in tutto il periodo del Risorgimento fu forte l’idea di stimolare la nascita del patriottismo italiano magnificando la supremazia culturale della penisola italiana, specie poi nell’opera di Vincenzo Gioberti, ‘Del primato morale e civile degli italiani’, risalente al 1843. Indubbiamente Cuoco ricopre un ruolo importante nella storia del Risorgimento per la chiarezza con la quale indirizzò l’attenzione pubblica su come gettare un ponte tra l’élite colte e le masse, portando quest’ultime a credere in una comunità nazionale liberale e democratica.
Questo insegnamento, a mio parere, deve essere proprio dell’élite moderna, la quale attraverso la cultura deve creare nelle masse un sentimento forte di unità nazionale e non spaccare il popolo italiano in diverse fazioni. Pertanto non vorrei che il sentimento di unità nazionale si sentisse solo nei periodi di commemorazione o, per dirla alla Gaber, che il grido Italia Italia vi fosse solo alle partite.