“A volte”, continuai, “si desidera qualcosa a tal punto da fingere che sia vero anche con se stessi, e all’interno della propria realtà si finisce per renderlo vero. Ma ciò non significa che sia reale. Il vero e il reale sono due cose diverse.” Ad i migliori sognatori accade di trasformare il mondo attraverso i propri occhi. Sognare implica l’atto stesso della creazione e creare implica felicità, deformazione e…novità.
I sognatori sono mosche nere sulla candida neve, così palesemente uguale a milioni di mosche nere ma lucenti tra l’acqua cristallizzata, evidenti solo se astratti dal resto, separatamente; così vivono i sognatori. Isolati in un mondo affollato.
Conor, il protagonista, è un sognatore. Un bambino ritenuto acustico dalla madre solo perché diverso. I problemi di comunicazione familiare e gli errori genitoriali non mancano alla trama di questo libro, devastato dalle atmosfere struggenti di un thriller e la mania psicologica di una descrizione clinica. Torey L. Hayden è un’attenta conoscitrice psicologica, non per questo è una specialista in psicopatologie infantili ergo le sue osservazioni palpano con mano il palco dell’empirico e mettono in scena, situazioni reali di una mente surreale.
“Il gatto sa”.Connor lo ripete di continuo.
La trama si evolverà solo grazie a James, psicologo, che dovrà avere l’abilità di capire qual’è l’avento che ha reso il bambino così estremamente introverso. Per farlo dovrà però consultare anche la sorellina più piccola e la madre, Laura, scrittrice famosa con una fantasia fertile che rende difficile capire cos’è reale da cosa non lo è. Finale inatteso, che ti lascia a bocca aperta. Stile decisamente scorrevole, la storia ottima e molto fluida.
Un libro di questo calibro ti penetra nel cuore e nel cervello, ci si attorciglia attorno e ci tiene intrappolati per mesi, oppure anni.
Vorrei concludere questo mio post con i migliori auguri per un felice anno nuovo e con una piccola perla di saggezza tutta anglosassone, che racchiude bene la mia chiave di lettura per questo scrigno introspettivo:
I gatti vedono anche attraverso le palpebre abbassate.