III
Mi aveva stregata, piegata al suo volere, ero stata intossicata dall’odore del male e non riuscivo ad oppormi.
Come si può combattere una forza tanto potente?
Perché io? Perché a me?
Tanto forte era la mia fede ma a nulla servivano i miei sforzi, le mie assidue preghiere, le mie suppliche al Creatore di tutte le cose belle…quel male lo avevo avuto dentro troppo tempo perché non mi avesse infettato completamente.
Mi laceravano i suoi pianti, i suoi continui e pressanti pianti…
Basta non volevo più ascoltare!
Doveva smetterla di gridare!
…via da me signore degli inferi… via da me spirito corrotto…
ma il mio dolce neonato necessitava delle cure della sua mamma….
Arrivai alla villa in preda ad una convulsa agitazione…le urla del mio bambino mi laceravano dentro…soffriva e piangeva sempre più forte, più forte.
Era notte e cercare la chiave tra il fogliame del giardino era praticamente impossibile ma dovevo tentare…
A cavalcioni mi muovevo sul terreno, tremando dal nervosismo e dalla fretta palpavo quell’erba che sembrava fatta di spine…
Mi graffiavo le mani…mi fermai per un attimo, irrigidita dal dolore di un’unghia spezzata da un sasso… il sudore mi scendeva dalla fronte ma non avevo caldo…
Continuai a cercare, cercare con mi tremavano le dita, mi batteva forte il cuore…volevo piangere, volevo urlare, volevo unirmi al grido di dolore di quella piccola parte di me che nel baule stava soffocando…
…
Entrai di corsa nell’alcova…dovevo trovare qualche altra cosa per aprire la cassa…
Sentivo i miei occhi bruciare, la cera della candela continuava a scendere liquida e calda sui miei polpastrelli …combattevo col tempo…tempo…avrei voluto fermarlo…avrei dovuto fermarlo…
il mio bambino continuava ad invocare il mio nome, sì io lo sentivo chiamarmi…era lui, o il diavolo…non so….
…
trovai dopo attimi infiniti una piccola sbarra di ferro, una volta attaccata al letto…quel letto che aveva visto nascere la creatura, quel letto che aveva visto unire il mio corpo con uno sconosciuto, solitario, ambiguo…
…
finalmente riuscii ad aprire la cassa…il mio bambino dormiva serenamente, aveva ormai smesso di piangere; lo presi fra le braccia e stendendomi sul nostro letto gli cantai sussurrando la sua prima ninnananna.
“ninna nanna mamma
tienimi con te,
nel tuo letto grande solo per un po’,
una ninna nanna
io ti canterò
e se ti addormenti, mi addormenterò”.
E poi mi addormentai affianco al mio piccolo demone.