14
L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili,
delle carte, dei quadri che stipavano
un sotterraneo chiuso a doppio lucchetto.
Forse hanno ciecamente lottato i marocchini
Rossi, le sterminate dediche di Du Bos,
il timbro a ceralacca con la faccia di Ezra,
il Valèry di Alain, l’originale
dei Canti Orfici – e poi qualche pennello
da barba, mille cianfrusaglie e tutte
le musiche di tuo fratello Silvio.
Dieci, dodici giorni sotto un’atroce morsura
Di nafta e sterco. Certo hanno sofferto
Tanto prima di perdere la loro identità.
Anch’io sono incrostato fino al collo se il mio
Stato civile fu dubbio fin dall’inizio.
Non torba m’ha assediato, ma gli eventi
Di una realtà incredibile e mai creduta.
Di fronte ad essi il mio coraggio fu il primo
Dei tuoi prestiti e forse non l’hai saputo.
Montale pubblicò Satura nel 1971. La raccolta contiene 103 poesie divise in quattro grandi sezioni (Xenia I e Xenia II; Satura I e Satura II).
La poesia in questione è datata 27 novembre 1966 ed è la quattordicesima degli Xenia II.
Il poeta scrisse questo testo in seguito all’alluvione che colpì Firenze, con lo straripamento dell’Arno,nel 1966. Lo sciagurato avvenimento diviene per Montale allegoria della fine dei suoi miti personali e della crisi inevitabile della sua identità. La fine di qualsiasi illusione sul valore della propria civiltà e della storia comporta necessariamente una rivisitazione dei propri miti passati, che Montale rinnega.
L’alluvione distrugge,cancella,deforma e scolorisce gli oggetti conservati dal poeta in cantina. L’eliminazione non comporta però una sostituzione ma piuttosto la presa di coscienza della mancanza assoluta di valori e significati.
“Non torba m’ha assediato, ma gli eventi
Di una realtà incredibile e mai creduta.
Di fronte ad essi il mio coraggio fu il primo
Dei tuoi prestiti e forse non l’hai saputo.”
Il coraggio trasmesso dalla moglie al poeta è l’unico valore possibile, l’unica certezza, l’unico appiglio che gli consente di non lasciarsi schiacciare dall’assoluta insignificanza della vita. E’ luce, è –ci piace pensare- salvezza.
Quante volte il fango della vita ha inondato e sommerso anche noi; quante volte abbiamo cercato invano di raffazzonare le logore tessere della nostra esistenza, per comporre un mosaico capace di regalarci la rasserenante illusione di una vaga identità…e quante volte abbiamo fallito, confidando nella nostra presunta autosufficienza, senza vedere, senza capire che il coraggio che è in noi a volte non basta, ma va ricercato nell’amorevole gesto di chi vuole, può e sa offrircelo.