Provvede,col fumo
stagnante che insegue
e non ha più alcun
bisogno da spremere
e coccolare;la conta è
cosa blanda,pubblica,
da ogni finta parlata
ed il pasto
e la bocca pastosa
ed affamata…
affronto
al suo ego d’amianto
e scollato. Ha dismesso
la sua carta fiorita,
giallissima,coi
numeri ciechi
ammettendo alla corte
silente
ogni possibile sfida. Uno
stuolo di facce
coi portafogli di ghiaccio
ed i fogli
carichi d’insani segreti
del mondo,surreali
o struggenti
o violenti o geniali.
Pacchi e scarpe mai sporche,
non rianima le sue mura,
il padrone non torna;
passeggiano tutti
sotto le finestre infreddolite
tra le carni che sudano
il sangue per portare il futuro.
Insofferenza asmatica
e doccia incrostata,fiati
pesanti che al mattino
condensano le stanze. Le stanze
respirano sporco e vedono
la notte delle uniche
visioni;tazze diseguali
e peli di pube,ninnoli
abbandonati da chi è andato
e da chi torna.
“Ho saputo che i prezzi
son buoni e i vicini tranquilli…”
“Entra,vieni,stà attento
lì a terra…”.