Napoli sta rivivendo nuovamente il problema della ‘monnezza’ e ancora una volta in televisione e sui giornali si torna a palare del capoluogo partenopeo. Ovviamente da quanto emerge si dipinge una città difficile, con problemi eternamente irrisolti ma soprattutto una città invivibile.
Non metto in dubbio i mille problemi e la situazione critica che sta vivendo Napoli, una città attanagliata e messa in ginocchio dalle faide camorristiche, dai quartieri che vivono nell’ignoranza e nell’illegalità, da un senso comune di indifferenza riguardo a ciò che accade nella città, dove gli stessi napoletani si stanno convincendo che l’unica soluzione è andare via, con il rischio di dimenticare le nostre radici storiche e culturali. Non voglio parlare in questa sede della storia di Napoli, ma ho ritenuto interessante scrivere ciò che letterati, poeti, scrittori hanno pensato di Napoli.
Cito per primo Johann Wolfgang von Goethe, poeta e scrittore tedesco, che così parlava di Napoli. “Se nessun napoletano vuole andarsene dalla sua città, se i poeti celebrano in grandiose iperboli l’incanto di questi siti, non si può fargliene carico, vi fossero anche due o tre Vesuvi nelle vicinanze. Qui non si riesce davvero a rimpiangere Roma; confrontata con questa grande apertura di cielo, la capitale del mondo nella bassura del Tevere appare come un vecchio convento in posizione sfavorevole”. La scrittrice italiana Elsa Morante parlava della grande civiltà di Napoli. “La città più civile del mondo, la vera regina delle città, la più signorile, la più nobile. La sola vera metropoli italiana”. Per lo scrittore spagnolo Miguel de Cervantes Napoli era addirittura la migliore città d’Europa, nonché “Gloria d’Italia, e ancor del mondo lustro, madre di nobilitade e di abbondanza, benigna in pace dura in guerra”. Aleksandr Ivanovic Herzen, scrittore e filosofo russo, tra i più grandi intellettuali russi dell’Ottocento, affermò che “ Roma e Napoli si somigliano tra di loro quanto una severa e maestosa matrona somiglia a una vivace, spensierata etera…Roma ricorda il carattere perituro delle cose, il passato, la morte, è un eterno memento mori. Napoli ricorda l’affascinante delizia del presente, la vita, il carpe diem”. Lo scrittore francese Gustave Flaubert disse che “Bisogna andare a Napoli per ritemprarsi la giovinezza, per amare la vita. Lo stesso sole ne è innamorato”. Un altro grande scrittore francese, Alexandre Dumas, così scrisse circa il rammarico di andare via da Napoli. “Il sogno era finito, la visione fantasiosa dileguava nei celi… il mio cuore fu stretto da un’angoscia indefinibile e gli occhi mi si bagnarono di pianto… ero preso di tenerezza e di affetto per questa oziosa e noncurante sultana la cui vita è tutta una festa, la cui sola preoccupazione è la felicità”.
Riconosco che alcune citazioni sono antichissime, ma mi è sembrato giusto menzionarle perché soffro nel vedere che la dignità di Napoli viene calpestata quotidianamente.