Opera tra le più affascinanti del panorama europeo letterario del XX secolo, il Doctor Faustus viene pubblicato dopo la fine della seconda guerra mondiale da uno dei grandi classici del mondo teutonico. Thomas Mann mette nei suoi lavori tutto sè stesso. E sappiate che non è poco. Un uomo scisso tra razionalità e irrazionalità, due poli sempre in contrasto tra di loro, in una lotta senza esclusioni di colpi. E nel Doctor Faustus il binomio pone il fianco ad un mito consacrato da un altro mostro sacro della letteratura tedesca, Goethe. Il suo Faust rivive nelle vesti di Adrian Leverkuhn, un musicista che, in cambio della gloria in terra, vende l’anima a Belzebù, firmando la propria condanna in eterno. Gloria, successo, fama. Ma ad un patto. Adrian non potrà amare nessuno. Proprio nessuno. Neanche un tenero bambino al quale il musicista si stava legando troppo. Sarà il Diavolo a portarglielo via. Una vita di successo in cambio della dannazione eterna. La gloria in terra, è vero. All’eternità, in fondo, si può anche non credere. Troppo astratta, troppo lontana. Non è la vita come siamo abituati a viverla. Si può pensare che non ne esista un’altra dopo la morte. Ma a quale prezzo! L’amore, quella scintilla senza la quale la vita non è vita, è davvero troppo. Fama e successi terreni non possono colmare un vuoto così. Adrian alla fine ottiene quello che vuole. Ma lui è freddo, cinico. Forse possiamo pensare di essere già un caso perso quando patteggiamo con il Demonio. Forse ci garantisce tutto ciò che ci serve, immediatamente. Ma sì, forse non ce ne frega neanche della dannazione in eterno. Ammettiamo tutto. Ma non a queste condizioni. Senza amore non si vive davvero. Liberiamoci magari della condanna eterna, cambiamo le carte in tavola. Ma il gioco non vale la candela. Anche così. Prendersi la felicità e cedere per sempre la capacità di amare. Voi scendereste a patti con il Demonio?